Cultura Hip hop: Madlib & Jrocc Live
[MUSICA]
Ci sono serate particolari, serate che pensi di passare tra pochi intimi, come la serata di giovedì 14 maggio. Un concerto così particolare, con ospiti così particolari ad un costo poco popolare prospettava una serata tra quattro gatti; la sorpresa è arrivata subito fuori dal Circolo degli Artisti.
(Foto di Sara Palliccia)
Una vera e propria marea di ragazzi erano già pronti ad entrare, tanti erano già dentro, tanti erano nella sala ad ascoltare il dj-spalla; non si vedevano così tanti pantaloni larghi, cappellini dalla visiera dritta e magliette da basket da molto tempo; questo, mi ha fatto dubitare subito sull’attendibilità del pubblico.
Un conto è andare in massa ad un concerto dei Club Dogo, di Fabri Fibra, di Amir o di qualche altro rapper da strapazzo della penisola; un conto è passare una serata con Madlib, vero e proprio genio innovatore della scena Hip-Hop mondiale, un guru per molti. Il suo stile così inconfondibile sia musicale che personale, così di classe e riservato è marchio di fabbrica. Nessuna pallottola, nessuna lotta tra bande, solo un ottimo artista capace di scavare nel passato con rara sapienza, rielaboratore sopraffino.
Jrocc è suo fedele compagno di viaggio e di serata, vero e proprio Re dello scratch e dei vinili, proviene sempre dall’etichetta Stone Throws gestita dal tutto fare Madlib.
Sul palco del Circolo pochi oggetti: due giradischi e mixer sulla destra, un computer saturo di adesivi al centro, due cdj-j più mixer a sinistra. Facile prevedere dove si posizioneranno.
Così, tardissimo, Jrocc apre la serata da solo cercando di scaldare un pubblico che risponde ad urla scomposte e mettendo le mani nell’aria; scopriamo che Madlib è arrivato da poco con l’aereo e lo stanno scortando sulla Casilina.
Quando finalmente sono entrambi sul palco la folla che riempie interamente il circolo e la sala adiacente per un buon quarto esplode in un boato, iniziamo a fidarci di più del pubblico.
Madlib non sorride, non saluta, non guarderà mai la sala per tutta la sera, si limiterà a fare una selezione abbastanza spasmodica di cd inframezzati da qualche scratch del suo compagno di banco. Poche le tracce tratte dalla sua enorme e prolifica attività composta da chissà quanti cd sotto svariati pseudonimi: Madlib, Madvillan (con MF Doom alla voce), Jaylib, The Beat Konducta e tanti altri impossibili da ricordare.
C’è della maestria, non lo neghiamo, riescono a creare un bel sound anche con degli ottimi botta e risposta, si cercano musicalmente e con lo sguardo, ma è tutto qui. Niente di sorprendente come ci saremmo aspettati. Il set è lentamente e completamente sprofondato in un’imprevedibile quanto stralunato vortice di pazzia. Tranne poche persone, tutto il locale non ha assolutamente capito niente di questa strana selezione di dischi, tutta a base di strani campionamenti, basi folli, groove afrobeat, frammenti di basi funk rovinate fino all’estremo. Una selezione però, solo una selezione.
Date le capacità dei due avevamo erroneamente previsto una creazione live di più pezzi, prendere tanti campionamenti, una base e creare di fronte a più di cinquecento persone qualcosa di sostanzioso.
No, solo tante tracce mixate per bene, introdotte con gusto. Bello, bellissimo, ma alla lunga…
Così, si va avanti per parecchio, ogni tanto, su qualche pezzo, c’è un boato da parte dei sostenitori, ma più che seguire il ritmo in maniera a volte imbarazzante non c’è molto di più.
Certo, il set, per chi sapeva che cosa e chi fossero quei due è stato di aiuto per migliorare la propria conoscenza e la propria cultura musicale, ma il risultato per la maggior parte delle persone è stato soltanto il non raggiungimento dell’anima della musica proposta. Peccato. Dopo questa prova, forse anche noi italiani, dovremmo cominciare a capire che bisogna aprirsi molto di più a queste strane e multiformi sonorità che, magari, se ben afferrate, posso rivoluzionare la concezione stessa di musica.
Forse saremo noi che, malgrado il nostro sforzo musicale, ancora non possiamo arrivare a capire il concetto che esterna quella musica che proviene dall’underground della West Coast americana. Forse lo sperimentalismo della nuova musica afroamericana non può sprofondare all’interno delle nostre anime fin troppo lontane da quella cultura.
I due si sono stampati nella nostra mente con una prova di gran classe, si poteva fare molto di più, ma probabilmente a questo tipo di pubblico basta ed avanza così.
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