Installazioni ed ecologia dell’arte alla Wunderkammern
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Il concetto di ecologia è molto più semplice di quello che ci viene presentato dalle teorie scientifiche più o meno catastrofistiche. L’ecologia è semplicemente la “gestione della casa”, il termine òikos in greco aveva il significato di casa -sede e dovremmo sapere tutti cosa vuol dire logos: discorso – ragionamento. Discutere sulla propria casa è la base per programmarne una sua gestione. In questa sede l’arte si dovrebbe far da parte; lasciare a scienziati, economisti e politici l’organizzazione di uno spazio che è nostro. Forse? O Forse no …
Antonio Ambrosino, giovane artista napoletano, nella sua istallazione T’amo come si amano le cose oscure, presso la collettiva Magical Mystery Tour, presente fino al 22 maggio 2009 alla galleria Wunderkammern, occupa uno spazio sotterraneo in cui fa crescere dei funghi che sono l’unica forma di vita adattabile all’umidità del luogo. Muffe che sono curate e accudite dall’icona dello stesso artista. La sopravivenza della vita si riduce solo a dei funghi, e si nasconde agli occhi di una società veloce e indifferente come se dovesse proteggersi, come se dovesse proteggere almeno qualche cosa.
Sempre scavando nelle viscere della Wunderkammern, Carmen Guadagni in No time no feel more impianta solo la terra, terra in cui pali sterili riescono a crescere senza sementa con solo il ricordo di un vago sincretismo religioso. I tre pali sono alberi di vita e di morte. Quando la terra non è più in grado di generare verghe infruttuose è l’arte che testimonia questa morte e la trasforma in un sacrificio della vita.
Ancora un artista partenopeo Valerio Veneruso che, sempre grazie ad un’istallazione, dialoga con il pubblico, facendolo vivere e partecipare all’arte. Ti prego non andare via, toccami ancora una volta, TOCCAMI! è un grido disperato dell’uomo e dell’artista che è sia dell’arte che della stessa vita, impossibilitata e costretta in un mondo virtuale. Se l’esistenza fosse toccata e se concedessimo alla vita di essere toccata si potrebbe comprendere al meglio anche il luogo che ci ospita. Nell’intento dei curatori Massimo Bignardi e Marcella Ferro non c’era forse la volontà di occuparsi strettamente di ecologia. Forse il punto è proprio questo che l’arte, pur non intenzionalmente, riesce a toccare argomenti imprevisti e a seguire un intento che nasce in corso d’opera. Un work in progress che è, poi, tipico della galleria Wunderkammern. Artisti che vivono la stessa galleria e che la occupano, come uno spazio in cui creare arte e proporre linguaggi nuovi.
Galleria Wunderkammern, via Gabrio Serbelloni, 124 – Roma; www.wunderkammern.net
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