I nuovi autori Italiani
[CINEMACITTA’]
Perché una volta il Cinema Italiano era sinonimo di cultura e sperimentazione?
I tempi d’oro, questo famoso cinema, l’ha vissuto sulla propria pelle ed è stato acclamato in tutto il mondo: gli anni ’60 e ’70 profumavano di coraggio ed intraprendenza, si rompevano gli schemi e la parola inventiva non era così lontana dall’immaginario collettivo.
Dopo gli anni ’80 si è creata una crepa, un buco nero inspiegabile che non si è più dissolto e se, riusciamo a tralasciare pellicole di tutto rispetto, nel suo insieme la ripresa del cinema Italiano non ha più attuato il suo completo boom.
Non a caso, un controverso Tarantino, aveva già lanciato i suoi dissapori contro l’attuale cinema Italiano: “I nuovi film italiani sono deprimenti. Le pellicole che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutte uguali. Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni 60 e 70 e alcuni film degli Anni 80, e ora sento che è tutto finito. Una vera tragedia. Potrei fare liste di nomi di registi che mi piacciono provenienti da molti Paesi, ma non dall’Italia “ .
Il problema principale che si sta diramando non dipende dalla scarsità di idee in circolazione o dal ristretto numero di registi talentuosi presenti in Italia, ma bensì dall’ostacolo delle produzioni e dei finanziamenti.
Purtroppo, a differenze dell’estero, l’Italia non rischia e non promuove i progetti dei nuovi autori in circolazioni, tarpandogli le ali e spesso distribuendone malamente le pellicole al cinema e su dvd.
Dal 20 fino al 24 Aprile, Laziodisu (ente pubblico dipendente per il diritto degli studi universitari nel Lazio) in collaborazione con Cineporto, ha aperto le porte dell’evento N.AUT.IT. (Nuovi Autori Italiani), che si porta dietro il compito di portare sullo schermo della Casa dello Studente le opere degli ultimi registi emergenti, che hanno dovuto fare i conti con le sfide della produzione e dei tagli finanziari, se non del veloce transito subito nelle sale cinematografiche.
Alla sua prima sessione, questa rassegna cinematografica, ha presentato ben quattro pellicole: PA-RA-DA di Marco Pontecorvo, COVER BOY-L’ultima rivoluzione di Carmine Amoroso, UN ALTRO PIANETA di Stefano Tummolini e SLEEPING AROUND di Marco Carniti.
Attraverso la visione delle quattro opere, completamente gratuite, i partecipanti hanno potuto anche assistere ad un finale dibattito con i registi, ascoltandone la storia e i retro scena di questi film decisamente sottovalutati.
Così, nell’arco di quattro giorni, vaghiamo dalla sincera favola di Pa-ra-da fino alla cruda visione odierna di Sleeping Around, sprofondando in uno stile fresco ed avvincente, di chi il cinema lo fa con passione, senza perdere il confine tra spettacolarità e contenuto.
Pa-ra-da, già acclamato al Festival di Venezia, narra la vera storia del clown di strada Miloud Oukili (interpretato dal francese Jalil Lespert) che con il suo arrivo in Romania nel 1992 sconvolse la vita dei cosiddetti “boskettari”, bambini di strada che privi di famiglia si aggrapparono al sogno dell’arte circense, ritrovando la perduta speranza di un futuro migliore; Cover Boy, il più famoso delle quattro pellicole, in corsa agli Oscar del 2009 insieme a nomi come Gomorra e Il Divo (con l’esito finale dell’Italia fuori dalle candidature come Miglior Film Straniero), racconta il famoso tema del precariato, attraverso la visione del rumeno Ioan (Eduard Gabia) e del romano Michele (Luca Lionello), divenuti amici ed accomunati dagli infiniti problemi lavorativi, divisi dall’avvento della famosa fotografa Laura (Chiara Caselli); Un altro pianeta, l’emblema vivente dei tagli finanziari (solo 1000 euro per sette giorni di ripresa), rappresenta un’intera giornata passata al mare: un gruppo di persone, tra chiacchiere e rivelazioni, influenzeranno la vita di Salvatore (Antonio Merone), un’omosessuale legato ancora al ricordo dell’ex fidanzato defunto e lo aiuteranno, suo malgrado, a fare i conti con i fantasmi del passato e a rinascere sotto il segno di un nuovo sentimento; infine Sleeping Around, vincitore di 6 premi al Festival internazionale di Ibiza 2008, ci mostra la vita di una serie di persone tra amore, sesso, malattia e dolore: chi cerca di salvare una vita coniugale ormai vuota, chi sente il bisogno di ottenere l’amore di una persona tramite la materialità delle cose e chi, invece, cammina per le vie di una metropoli sconosciuta, oscura ed onirica, alla ricerca della libertà, del punto di riferimento della propria vita.
Personalmente mi ha molto colpito l’ultima pellicola di Carniti, uomo di teatro che si ritrova di fronte alla sua prima opera cinematografica: Sleeping Around (dimentichiamo volutamente la traduzione italiana “Di letto in letto”), nato come testo teatrale, firmato da quattro commediografi britannici, ovvero Hillary Fannin, Stephen Greenhorn, Abi Morgan e Mark Ravenhill.
Il film, che porta sul grande schermo volti come quello di Anna Galiena e Marco Foschi, ci fa capire come una pellicola a basso budget possa, anche tramite la tecnologia digitale, risultare convincente e soprattutto reale.
Ma anche se non lo fosse, attraverso i suoi panorami notturni carichi di fantascienza (un po’ alla Sin City diciamocelo), ha il potere di raccontare con poeticità le relazioni che dilaniano la società di oggi.
Dalla ricerca dell’amore, sogno primario d’infanzia, alla considerazione dei rapporti paragonati ad un “tostapane”, fino alla romantica idea di placarsi attraverso il respiro di chi dorme accanto a noi: tutti i personaggi si usano, vengono usati e alla fine si adagiano nel dolore, ignorando il fatto di essere loro stessi gli unici artefici della propria sofferenza.
Ma, se da un lato notiamo il cinismo che sovrasta quest’opera, dall’altro il finale ci lascia un barlume di speranza, nell’amore possibile tra due giovani che si uniscono in un sentimento apparentemente vero e sincero.
E Marco Carniti, spiegando la messa in atto della pellicola e dei dialoghi, crudi e spesso irrealistici, ci fa capire letteralmente la “sfortuna” di questi film mal distribuiti: con una storia vicina come quella di Closer (regia di Mike Nichols) che ha avuto consensi sia dalla critica che dal pubblico, se Sleeping Around fosse stato attorniato da attori e da adeguate produzioni Hollywoodiane, il suo futuro sarebbe stato ben diverso.