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Il Migliore

diegociorra
[STREAP-TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]

diegociorraA quattordici anni volevo essere come lui. Chi non avrebbe voluto.
Un uomo capace di atti straordinari preclusi ai comuni esseri umani, il cui lavoro particolare lo spinge ad essere sempre in bilico tra legge civile e legge del più forte, il cui invidiabile ascendente sulle donne è dovuto non tanto alla spiccata fisicità quanto al suo alternare efficacemente modi rudi a comportamenti nobili da samurai.

Un uomo che non deve chiedere mai, specialmente in un bar, perché chi oserebbe chiedergli qual è la sua bevanda preferita?
E poi quella frase con cui si presenta, che resta impressa immediatamente in chiunque incroci il suo sguardo: “Sono il migliore in quello che faccio. Ma quello che faccio non è piacevole“.
Indovinato! Volevo essere Wolverine, neanche James Bond era mai stato tanto figo quanto l’X-Man!

I suoi creatori, Lein Wein e Herb Trimpe, non sospettavano neppure che il basso canadese WolvieArte1artigliato che avevano fatto esordire come avversario di Hulk nell’ottobre 1974, sarebbe diventato uno dei character dei comics di maggior successo del pianeta. Quando Wolverine fu inserito nella seconda formazione degli X-Men per motivi geografici, visto che i membri della nuova squadra dovevano avere nazionalità in linea con i nuovi mercati a cui puntava la casa editrice, iniziò la parabola ascendente della serie e del personaggio. Lo scrittore deus ex machina della collana mutante, Chris Claremont, dotò l’irsuto Logan di un carattere iracondo e poco incline al rispetto dell’autorità, da qui i continui screzi con Ciclope e Xavier, e soprattutto di un’istintiva tendenza alla violenza che lo spingeva a non aver pietà dei nemici, tanto che era naturale per autori e lettori domandarsi se davvero fosse legittimo considerarlo uno dei buoni. Inutile specificare che in realtà era per questo che tutti adoravano Logan, il primo supereroe ad essere veramente fuori dagli schemi classici di bene e male, uno che non si preoccupava di fare a fette ciò che non gradiva, metaforicamente e non. Se neanche la censura poteva impedirgli di fumare sigari e bere birra in un albo disegnato, uno dei rarissimi personaggi positivi a cui era concesso farlo, chi poteva fermarlo?

Per tutti gli anni ’80 la celebrità di Wolverine crebbe dentro e fuori la serie a fumetti, in cui continuavano a venir disseminati criptici indizi sul suo passato. Agente segreto per il governo statunitense, cavia per un progetto segreto che lo aveva dotato di uno scheletro indistruttibile, ronin in Giappone e addirittura soldato in Italia, a Montecassino, durante la seconda Guerra Mondiale, Logan rappresentò un nuovo archetipo di eroe a fumetti, quello la cui origine non viene rivelata subito ma avvolta nel mistero, per aumentarne il fascino ma anche consentire agli autori di esplorare lentamente le zone d’ombra. Era una specie di nesso narrativo che rendeva possibile sperimentare nuovi stili di scrittura o nuove ambientazioni, slegate dai canoni dei supereroi.

WolvieArte2Leggete lo stupendo Wolverine: Arma X, ristampato in occasione del lungometraggio, in cui  Barry Windsor Smith descrive l’esperimento che lo trasformò in una macchina di morte. Noterete che, seppur sempre al centro della narrazione, Logan è poco più di un oggetto inerte, attraversato da cavi e metallo, nelle mani dei suoi aguzzini. La storia è lenta, ermetica, costruita su tavole articolate graficamente, che simulano la contemporaneità degli eventi e dei dialoghi, ma che viene improvvisamente squarciata da risvolti horror o allucinazioni oniriche che fanno pensare al lavoro di Kubrik. Alla fine della lettura di questo gioiello a fumetti, sappiamo cosa è successo a Wolverine, ma possiamo davvero dire di sapere come è successo?

Passavano gli anni e Wolverine era ancora il migliore in quello che faceva, infilzare i cattivi con i suoi artigli d’adamantio e far vendere tutti gli albi che lo ospitavano. Veniva crocifisso e soffrivamo con lui, delirava in preda a flashback che hanno fatto scuola in Lost, e tentavamo di decifrarne il significato.
Poi da metà dei ’90 inforcò la via della scontata sovraesposizione che finì per arricchire la Marvel ed impoverire il personaggio di spunti interessanti. Per mantenere serie, miniserie ed ospitate varie, l’unica soluzione era rivolgere l’attenzione al passato dell’eroe e così, come in un’ imprevista sbornia notturna, tutti i suoi segreti vennero vomitati sui lettori indifesi.

Oggi non solo conosciamo il vero nome di Logan, la famiglia d’origine, il luogo e l’anno di WolvieArte4nascita, l’inaspettata progenie, oltre a molte delle azioni commesse precedentemente alle prime apparizioni a fumetti, ma siamo costretti a leggere storie di un personaggio svuotato dell’anticonformismo di un tempo, ed estremizzato nei poteri tanto da rendere difficile l’empatia con le sue angosce. Con affetto possiamo dire che Wolverine è ancora il migliore, ma chi si occupa di scriverne le storie no.
Consoliamoci con le speciali illustrazioni che si divertono a fare il verso ai più famosi pittori di sempre, rendendo l’artigliato mutante protagonista dei loro quadri, alcune delle quali corredano proprio questo articolo.

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