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Alessandro Mannarino_ Bar della Rabbia

Mannarino_cover

Mannarino_coverCD MUSICA- Zingari, barboni, pagliacci e pozioni d’amore, un album ricco di suoni, di storie oniriche e vissute,  Bar della Rabbia è un lavoro ricercato e ben riuscito.
Il cantautore romano ci accompagna lungo un viaggio fatto di personaggi che, in alcuni brani posseggono una forma ben precisa e, a volte, tragicomica, e in altri si dissolvono facendoci immaginare un narratore stravissuto ed esploratore di mondi vicini e lontani.

E’ stato definito il Tom Waits italiano, il nuovo Vinicio Capossela e il degno erede di Francesco De Gregori, ma Mannarino è anche altro: possiede una romanità verace e periferica, è un uomo che ha vissuto (e vive tutt’ora) tra i personaggi di quartiere e la vita notturna fatta di musiche popolari, alcool e storie quotidiane.
“Me so mbriacato” è il brano che apre l’album, una canzone d’amore in romanesco su come una donna può rendere migliore un uomo, ma nello stesso tempo farlo sentire spaesato e ubriaco.
In “Svegliatevi Italiani” denuncia l’eccessiva importanza data al Dio denaro a discapito della vera ricchezza per l’animo umano: la poesia!
A chi soffre le pene d’amore Mannarino fornisce l’antidoto in “Elis D’amor” annunciando che in Amazzonia un esploratore ha scoperto un fiore capace di curare tutte le ombre del cuore.
Prosegue con “Le cose Perdute”, che il cantautore ha definito: “un brano che racconta delle cose  smarrite in mezzo alla strada“. Ma è molto di più: “Un giovane marinaio nel mare che fa paura si travestì da scimmia ridente dentro al libeccio di una puntura  si svegliò sopra uno scoglio a contemplare le proprie chele aspettò il vento ma passò l’onda tinse di lacrime tutte le vele“, è pura fantasia e dimostrazione di ottime capacità poetiche e narrative.3456086856_00296baf01_m
La canzone che ha dato il titolo all’album è sicuramente la più ricca stilisticamente, suoni originali e generi diversificati, mescola al testo poetico una vena ironica che Mannarino non nasconde mai di possedere: “Sò’ ‘na montagna… se Maometto nun viene… mejo… sto bene da solo, er proverbio era sbajato!“.
La seconda parte del lavoro è dedicata ai personaggi in carne e ossa: dalla gitana regina della Kampina incontrata svariate volte lungo la casilina di “Tevere Grand Hotel”, al barbone nato da una scatola in cartone e che ha mosso i primi passi alla stazione di “Osso di Seppia” fino a giungere al pagliaccio costantemente deriso e involontariamente buffo de “Il Pagliaccio”.

Interprete straordinario di se stesso, di stornellate e tarantelle. Narratore di vicende, personaggi, luoghi e amori strazianti.
Alessandro Mannarino ha realizzato un album che spazia nei generi e nei ritmi balcanici, country, africani, brasiliani e non mancano le ballate popolari.
Da tempo non mi capitava di ascoltare un disco così pieno, emozionante, travolgente e coinvolgente…

Alessandro Mannarino, Bar della Rabbia, martelive, martemagazine, musica

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