Edward Steichen: si celebra il maestro
[ARTI VISIVE]
Quando il sogno diventa tangibile realtà e la vita una scatola vuota, da riempire con gli scatti delle proprie esperienze. E’ questa l’essenza di Edward Steichen,un fotografo come pochi, capace di ritrarre con la stessa intensità uno scenario di guerra e un divo del cinema, amato persino dallo scontroso Pablo Picasso, che lo definì “La forza più importante per introdurre l’arte in America”.
La città di Ferrara ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva al fotografo americano, ma di origine lussemburghese, allestendo due mostre parallele, conclusesi pochi giorni fa. A Palazzo Magnani Un’epopea fotografica e nel contesto medievale dei Chiostri di San Domenico L’alta moda. Gli anni Condé Nast,1923-1927.
Considerato da molti “il fotografo dei divi”, Steichen , ritrattista delle riviste “Vogue” e “Vanity Fair”, è riuscito a cogliere l’animo controverso di molte star del cinema, senza ombre di patinatura ne di morbosa curiosità. Nell’America degli anni ’30, fatta di sogni e speranze, il fotografo lussemburghese è riuscito a rendere umani divi del cinema, considerati, quasi soprannaturali, immortalando Greta Garbo, Marlene Dietrich, Joan Crowford e Gary Cooper.
In una fotografia che lascia spazio ad una semplicità artificiale, Steichen non si è occupato solo di cinema, ma ha fatto della fotografia un’arte totale, immortalando nature morte, paesaggi, teatri di guerre e sofferenza, la Hollywood ricca e famosa e quella dei sobborghi. Il percorso espositivo, a cura di William A. Ewing, Todd Brandow e Natalie Herschdorfer, per il Musée de l’Elysée di Losanna e la Foundation for the Exhibition of Photography di Minneapolis (USA) ha rappresentato uno dei momenti più importanti all’interno della rassegna Fotografia Europea 2008.
Curatore del MoMa di New York, fino agli anni ’60, Steichen ha interpretato in maniera pittorica la fotografia classica, riuscendo a immortalare quello che i nostri occhi spesso non riescono a vedere, il mondo da un altro punto di vista. Cambiare l’arte ed adeguarla ai tempi che cambiano, dotare una diva del cinema di un velo o un oggetto, per definirla umana, popolare, sdoganare il concetto di fotografia e renderlo più vicino alla bellezza umana, tangibile, come nel celebre ritratto di Greta Garbo, divenuto icona dello stile e della profondità della diva. Una mostra che ha esibito, come in una matrioska, le innumerevoli vite del fotografo più importante del XX secolo.
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