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Torino. Città  postindustriale

[ARTI VISIVE]

 

Quando a Roma qualche tempo fa fu annunciato il recupero ed il ripristino degli ex capannoni della Mira Lanza, come base per un agglomerato di palcoscenici ad hoc per giovani artisti emergenti in campo teatrale (Riva dei Teatri), mi è subito balzata in mente, l’esperienza torinese. Recuperare e riadattare a nuove esigenze sociali vecchie industrie o capannoni industriali, soprattutto di inizio secolo, pare sia un input davvero importante per le Amministrazioni Comunali di tutta Italia, in parte per un bisogno reale di spazio pubblico destinato alle collettività, in parte perché anche questi colossi dell’architettura sono una testimonianza del passato e, quindi, una parte di Storia dell’Arte da non dimenticare. E da qui a recuperare, luoghi, spazi, riadattandoli ad accogliere fondazioni filantropiche, mostre permanenti o itineranti, teatri o anche solo centri commerciali il passo è davvero breve.

Un esempio lampante è stata la Fondazione Merz ( www.fondazionemerz.it), che è attualmente ospitata all’interno dell’ex centrale termica delle Officine Lancia, sorte nientemeno che nel 1936 in via Limone 20, che ha come fine principale quello di ospitare il fondo di opere di Mario Merz (pittore) con lo scopo di tutelarlo, conservarlo e renderlo accessibile al pubblico. Allo stesso tempo la Fondazione si occupa anche di ospitare delle personali di artisti contemporanei e di promuovere ogni sorta di iniziativa legata all’arte ed alla cultura. 3200 mq totali, di cui ben 1400 mq di area espositiva divisa su tre livelli con biblioteca, centro studi e servizi vari.

Altro esempio meritevole di essere menzionato è il famoso Lingotto, ex impianto industriale della FIAT che, dopo un accurato intervento di recupero dell’architetto Renzo Piano, ospita un centro commerciale di grande pregio, il famoso Polo Fieristico della città e la Pinacoteca intitolata a Giovanni e Marella Agnelli ( www.pinacoteca-agnelli.it), che ospita opere pittoriche di gran pregio, quali quelle del Canaletto, di Canova, Monet, Renoir e Modigliani, tanto per citarne alcuni. All’interno del Lingotto poi si trova anche il trend Hotel Meridian, che ospita la famosa rassegna musicale di jazz che si svolge a Torino tutte le estati.

Ma la nostra passeggiata nella Torino degli ex impianti industriali che la hanno resa, a inizio del secolo scorso, una delle tre città più famose d’Italia (le altre due, lo ricordo per i distratti, sono Milano e Genova…) non finisce qui. Altra tappa prevista è quella delle Fonderie Limoni ( www.teatrostabiletorino.it) che hanno segnato profondamente l’assetto urbanistico ed il sistema sociale di Moncalieri. Questa struttura-pilastro, sita in via Pastrengo 88 nella zona di Borgo Mercato, sul confine con il comune di Nichelino, ha rappresentato, per oltre cinquanta anni, un vero punto di riferimento per molti lavoratori nel campo della fusione del bronzo, della ghisa e dell’alluminio. Oggi, l’ex Fonderia è diventata, grazie al rapporto con il Teatro Stabile di Torino, una “fabbrica delle arti” ed un luogo di produzione di spettacoli teatrali. Un polo unico nel suo genere in Italia, aperto alla progettazione e alla elaborazione delle idee.

Infine, e qui davvero poi mi fermo, è attualmente in attesa della messa a norma, una propaggine della GAM (Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Torino) che troverà una sua stabile ubicazione all’interno degli ex OGR (Officine Grandi Riparazioni) delle Ferrovie dello Stato: mostre permanenti e personali itineranti saranno ospitate in questi spazi prima destinati alle riparazioni dei treni.

Devo dire che tutto questo tentativo di non buttare alle ortiche le costruzioni di inizio del ‘900, nel tentativo di cambiarne la destinazione d’uso verso qualcosa che sia socialmente utile, o anche solo culturalmente interessante, ha davvero un suo fascino: quello delle cose che cambiano e che, non sempre, sono destinate a deperire o ad essere dei sacri “mostri” dell’architettura cittadina.

Edyth Cristofaro, martelive, martemagazine

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