Dove sei
[TEATRO]
ROMA- Dove sei? Una domanda apparentemente semplice intorno alla quale costruire una storia. Dove sei? Se lo chiede Giancarlo Moretti, generoso autore già alle prese con Pirandello, Ibsen, Schnitzler e Pinter.
Dove sei? Si interrogano i quattro protagonisti gettati in un teatro fatto di assenze, dove a prendere via via corpo sono le emozioni. Quelle degli attori, certo, ma anche quelle suscitate negli spettatori, tra risa sincere e profonde riflessioni. Non un racconto passivo di vicende altrui e che non ci riguardano, ma una trama fitta capace di avvolgerci, dove i silenzi hanno lo stesso peso delle parole e dove ognuno di noi può ritrovare un pezzo o scene della propria storia, passata o futura.
A farsene strumento, gli ottimi Maria Bighinati, Marcello Mancusi, Piero Nicosia e Chiara Ricci. Si incontrano, in modalità differente, all’interno di un appartamento che sembra sfitto, dal quale il tempo è stato bandito. Un salotto. Tipico luogo borghese di abitudini e perbenismo nel quale il come si rivela presto importante quanto il chi. E il chi è un anziano che giace seduto per terra, si lamenta, racconta i suoi sogni e vive di ricordi e rimpianti. Con lui un giovanotto romano, un po’ fallito, un po’ sbruffone ma in fondo non cattivo, una ragazza che mette a frutto la sua bellezza, ma desidera anche lei sentimenti più sinceri. Proprio dai ricordi dell’anziano, chiamato nello spettacolo sempre e semplicemente vecchio, prende vita, in un flashback molto ben strutturato, la moglie di lui, quando vivevano apparentemente felici in quella stessa casa e in quello stesso salotto. Finché si scopre, pian piano, che quest’uomo, ora solo e anziano, ha sempre vissuto in maniera eccessiva, tra rimpianti e frustrazione. Tuttavia sotto quelle lenzuola che coprono ogni cosa – e insieme i ricordi – per preservare dalla polvere, si annida la speranza di una vita migliore. Per chi ha sprecato la giovinezza senza apprezzare il buono che aveva. Per chi cerca l’amore. Per chi sfida la vita. Per chi pretende rispetto. Eppure, sotto quei teli bianchi non si nascondono che giorni infranti.
Dove sei?, allora, riferito alla possibilità di rimediare agli errori, come esigerebbe un catartico mutamento d’intenti oltre che dei moti del cuore. Dove sei? Invocazione disperata in una tragicomica rappresentazione del male di vivere. La stessa che, quando tutto precipita, ci travolge rigettandoci la domanda. Dove siamo? In scena, fino allo scorso 27 maggio, al Teatro Agorà.
Matteo Mastrogiacomo
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