Il Geco (è sempre una questione di coda)
[TEATRO]
ROMA- Il geco perde la coda, ma basta poco per vederla ricrescere. In natura rompere un equilibrio è il principio per l’omeostasi. E per l’uomo?
Sembrerebbe tutto più complesso, come suggeriscono le 4 storie e gli 8 personaggi che a volte incrociano i propri destini anche prossemicamente sul palcoscenico. Tutti esprimono la paura per un cambiamento che allo stesso tempo paventano, desiderano ardentemente, ma da cui si sentono bloccati. A cominciare da Giulia, vittima e carnefice della sorella paralizzata su una sedia a rotelle (che ricorda lontanamente il classico Che fine ha fatto baby Jane?), ad un uomo che fugge dal suo passato e vede nell’incontro con un bislacco posteggiatore abusivo un’occasione di rinascita.
C’è poi Paolo, in crisi permanente con la moglie, malato immaginario che tutto fa tranne che ammettere l’evidenza e affrontare un rapporto coniugale claustrofobico e privo di pathos; ed infine Cosimo, ragazzo in grado di prevedere il futuro, diviso a metà fra la voglia di fare del bene e le pressioni del fratello nell’utilizzare il proprio “dono” per alimentare l’impresa funebre di famiglia.
Storie che assumono spesso caratteri surreali e grotteschi e che insieme ad un sorriso strappano anche allo spettatore più distratto qualche spunto di riflessione. Questi ed altri gli ingredienti de Il Geco (è sempre una questione di coda), la commedia scritta da Fabrizio Ripesi e Tina Guacci, in scena al Teatro Sette di Roma dal 4 al 15 gennaio. Le paure, i dubbi e la tentazione di non abbandonare il proprio status quo – seppur condito di insoddisfazione – lasceranno pian piano spazio alla voglia di cambiamento. Ciascun personaggio subirà la propria metamorfosi attraverso un contatto autentico con il proprio alter ego in scena; in questo gli autori lanciano un chiaro segno di ottimismo sulla capacità dell’uomo a raggiungere, nonostante tutto, una propria dimensione. E come la coda del geco viene recisa, così abbandonare alcune “zavorre” può essere l’inizio di un nuovo corso.
Angelo Passero
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