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Bollani – De Hollanda: um a zero

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[MUSICA]
 
2011-11-21-stefano-bollani-hamilton-de-holand-L-UReMiUROMA – Prendi due artisti, un italiano e un brasiliano. Prendi due musicisti, un pianista e un mandolinista. Il pianista è uno dei migliori pianisti dello stivale, forse d’Europa, senza essere troppo campanilisti. Versatile, musicalmente colto e onnivoro, tecnicamente impareggiabile, dall’ironia travolgente, ne abbiamo già parlato più volte, ma nel suo caso non è mai abbastanza.

Il pianista è sempre lui, il nostro orgoglio Stefano Bollani, che riesce a proporre dei progetti sempre nuovi con delle collaborazioni sempre interessantissime, perché la sua capacità di reinventarsi è unica e la sua voglia di confrontarsi direi quasi necessaria. Innamorato della musica brasiliana, ricordiamo il suo cd Carioca del 2008 e il meraviglioso concerto con Caetano Veloso all’Umbria Jazz Festival del 2008, solo per fare due esempi.
Il brasiliano è a suo modo innamorato dell’Italia avendo scelto come strumento quello che, nell’immaginario bollanicollettivo, rappresenta la nostra nazione, il mandolino. Nato a Rio de Janeiro nel 1976, già dall’età di 5 anni incomincia a suonare lo strumento d’origine napoletana, diventando una specie di fuoriclasse. Adesso, a soli 35 anni, Hamilton de Holanda è considerato uno dei musicisti di più grande rilievo della nuova generazione brasiliana, dalle parole del grande Hermeto Pascoal “è il migliore mandonilista del mondo”. Le sue collaborazioni artistiche gli hanno permesso di formare un bagaglio musicale eterogeneo e ampio, il suo repertorio attinge tanto dal classico, quanto dal jazz e dalla musica popolare brasiliana.
Prendi questi due talenti innamorati della musica, falli incontrare e falli suonare insieme. Il risultato sarà quanto meno interessante, tanto più strabiliante. Prendili e mettili a suonare all’interno del Roma Jazz Festival dell’Auditorium Parco della Musica e avrai sicuramente la Sala S. Cecilia stracolma di gente. E così lo scorso 21 Novembre i due hanno proposto per il pubblico romano questo nuovo bellissimo dialogo, un omaggio alla musica brasiliana, che è diventato un omaggio alla musica in generale.

Un omaggio che non poteva che incominciare con due pezzi del compositore e cantante brasiliano Pixinguinha. Il primo brano “Rosa” è intenso e vibrante. Sentire il piano di Bollani insieme al suono del mandolino brasiliano di Holanda all’inizio risulta strano. Ci vuole un po’ per abituarsi a questo suono così, stranamente, poco conosciuto in Italia. Ma la sintonia e l’interplay sono precise ed eleganti, le loro note si intrecciano con armonia. E già dal secondo brano l’energia cresce, le vibrazioni che, i due mostri sacri della musica, ci donano incominciano ad entrarci in corpo, ci possiedono e come i morsi dei tarantolati ci impediscono di star fermi e di fremere anche solo internamente.
“Segura Ele” è uno dei cavalli di battaglia di Bollani, che nell’eseguirlo sembra un moderno incrocio tra Art Tatum e Oscar Peterson. Grazie alla sua tecnica divina riesce a suonarla con una velocità e, nello stesso tempo, con una intensità, a dir poco diaboliche. Le sue mani indiavolate scivolano sulla tastiera quasi fossero separate e vivessero di vita propria, e tutto il resto del corpo amplifica queste sensazioni sprigionando voglia, felicità e necessità di suonare. Ma la sorpresa è vedere, e sentire, che il suo compagno de Holanda, lo segue con facilità e precisione, andando (quasi) alla sua stessa velocità, come un novello Django del mandolino.
Il concerto si snoda così tra momenti piùHamilton de Holanda calmi e momenti frenetici, tutti di una intensità unica. C’è spazio per uno standard ormai mondiale, “Estate” di Bruno Martino, e anche per alcuni brani firmati dai due fuoriclasse come “Il Barbone di Siviglia” del pianista italiano e “Saudagi de Brasilia” del mandolinista brasiliano. Ma c’è spazio anche per uno dei pezzi più commoventi e belli della leggenda (vivente) della bossa nova brasiliana, Chico Buarque. Una versione di “Beatriz” formidabile, seguita da “Um a Zero” sempre di Pixinguinha e da un’altra perla di Buarque “O que serà”.
Un concerto a dir poco strepitoso, allegro, dolce, vorticoso, commovente e irriverente. Un omaggio alla musica con la M maiuscola. Dal canto nostro non possiamo che ringraziare Stefano Bollani per le continue sorprese e la varietà e la qualità dei progetti che regala, almeno fino alla prossima esilarante proposta!

Valeria Loprieno

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