Steve Jobs, amore al primo morso
Nel garage di casa l’ispirazione e la creatività prendono spesso il sopravvento, quasi fosse una fucina delle idee piuttosto che un ombroso e umido sito dove sistemare la propria vettura. C’è anche da dire che le affinità con la musica, quasi nativa per questo genere di ambienti, sono elettive per quelle menti libere e prive di condizionamenti, che fanno dei propri sogni – e di quelli altrui – una costante e vicina realtà.
La scintilla proviene spesso e volentieri da un garage quindi, così per le rock band in erba come per i geek informatici e allo stesso modo è accaduto per Steve Jobs: Beatles, Beat generation e passione per i Computer.
Il genio di Steven Paul Jobs partì proprio dal nulla e dalla necessità di fare della propria esistenza qualcosa di importante. Jobs è stato colui che più di ogni altro ha sentito di dover interpretare le esigenze dei suoi fan, e di tutti coloro che vedevamo in lui una persona da seguire, un guru che ha tradotto l’informatica in strumenti di tutti i giorni, estensioni delle nostre mani di uso comune e di facile intuizione e utilizzo.
E se volessimo leggere tra le righe, al di là delle esigenze del mercato e delle vendite strepitose, possiamo immaginare un mondo che oggi comunica più velocemente, possiamo pensare ad un inventore che, come Edison o Einstein, ha saputo innovare, ma anche ispirare il cammino di altri. Nessuna richiesta di santificazione, almeno da questo lato del tavolo, nessuna idolatria, sia ben chiaro, solo alcune constatazioni di fatto: “Zio Steve” è stato un uomo che ha osato vedere oltre le proprie possibilità e pensare in modo differente, quel “Think Different” che ha caratterizzato tutta la sua vita e forse anche quella delle persone che erano a stretto contatto con lui.
Il cinismo e la paura costante di chi lavorava con lui per le improvvise sfuriate hanno fortemente contribuito a creare il personaggio Jobs, l’eterno rivale di Bill Gates, il mentore della musica digitale formato tascabile, il gotha della tavoletta tuttofare.
Ecco perché è immediato l’accostamento ad una rock star, per un personaggio pubblico che comunicava con i tasti – oggi invisibili – dei sui dispositivi, piuttosto che con la chitarra, ma soprattutto sapeva coinvolgere con il suo carisma di uomo ricco d’inventiva e fragile nel suo cosciente desiderio di voler vivere ogni giorno come fosse l’ultimo.
Non ci si meraviglia se il suo nome finisce a sorpresa tra le star della Hollywood Boulevard, la famosa passeggiata delle stelle d’America. La Wall of Fame infatti oggi ha impresso, se pure con un pennarello, il suo nome. E il nome di Steve resterà nel ricordo di chi lo ha stimato e conosciuto. Dietro tutto questo c’è una mela, un simbolo primordiale, frutto della passione che l’uomo Steve Jobs metteva nei suoi prodotti. Una passione quasi maniacale che gli ha affibbiato anche la reputazione del padre padrone, despota minuzioso nella ricerca del bello e funzionale. E non bastano le intuizioni nell’acquisire la Pixar, e lanciare una società come la NeXT per dire quanto fosse avanti nel vedere il futuro. Un momento in avanti nel tempo dove la tecnologia è completamente assoggettata al volere dell’uomo. E forse in questo anche il grande Asimov avrebbe potuto fare un passo indietro…
Federico Ugolini
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