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M. Fantoni, La leggenda della verità

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leggenda-veritLa leggenda della verità è un libro ambizioso fin dal titolo, un libro che si propone di essere il racconto di un film commentato da due amici, Ricco e Mattya. I due, armati di “sigarette e whisky”, guardano il “buon film” il cui protagonista è Xavier, sorta di rampollo della buona società di Barcellona, dalle cui vicende cercano di trarre preziosi insegnamenti sulla verità.

Questo libro mi ha messa in seria difficoltà. Fin dalla quarta di copertina ho avuto il dubbio che quello che avevo tra le mani non fosse esattamente un capolavoro: la storia presentata è un miscuglio ben shakerato di luoghi comuni da soap opera, con tanto di personaggi dai nomi esotici che passano da una festa all’altra guidando macchine sportive. Tutto questo – insieme alla sciatteria con cui la trama è raccontata – mi avrebbero fatto prontamente desistere dalla lettura, ma forse si può dare una possibilità alla storia, perché a volte non è tanto il cosa ma il come. Pia illusione.

Non solo i personaggi sono piatti e stereotipati ma si evolvono secondo schemi più che prevedibili. Soprattutto il protagonista, Xavier, è descritto come alto biondo con gli occhi azzurri, unto, palestrato, ricchissimo e annoiato. Oltre che naturalmente, pieno di donne. Insomma, un personaggio che non è un personaggio, ma una maschera da commedia dell’arte. Fin qui, ancora, forse, tutto ok. Ma la sua partenza per ritrovare se stesso dopo un incidente che gli ha causato danni fisici e traumi psicologici è la ciliegina sulla torta della banalità.
Nel corso delle sue avventure incontra la bella e conturbante Regina, messicana, che diventa portatrice di un’alterità culturale inesistente e quasi macchiettistica che sconvolge completamente gli schemi mentali del povero Xavier, così borghesemente perbene. Tra i due nasce una vorticosa passione raccontata con tutti gli schemi del rapporto uomo-donna che si può trovare (che so?) in Centovetrine.
Se siete arrivati a leggere fin qui – il libro o la recensione, a voi la scelta – vuol dire che siete un po’ masochisti. Perché la scrittura di Fantoni non è povera di stile a dir la verità: frasi sconnesse, anacoluti, ripetizioni, cliché e chi più ne ha più ne metta, insieme a una certa supponenza da scrittore fatto che strizza goffamente l’occhio al lettore, il quale guardandosi le spalle dice: “Ma chi io?”…

Massimiliano Fantoni, La leggenda della verità, Albatros, pag. 218, 15.50

Chiara Macchiarulo

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