Rolling in the Brest of UK
[CINEMA]
BREST (FRANCIA) – Si è chiusa domenica 14 Novembre la 25° edizione del Festival Europeo dei Cortometraggi di Brest, ormai impostosi a livello continentale come l’evento più seguito del settore, stando a quanto suggeriscono i numeri, che parlano di 46600 presenze fra il pubblico in sala, 636 addetti ai lavori e 270 corti proiettati, in una settimana di kermesse.
Impressionante è stata la presenza dei giovani, a dimostrazione che il low-budget è apprezzatissimo dal giovane pubblico, sia per la presa immediata di questa tipologia filmica, sia come esperienza di sperimentazione visuale, anche grazie all’ampio spazio dedicato alla sezione animation.
La scena del Festival è stata dominata dalle produzioni britanniche, in quanto a loro è stata dedicata la sezione speciale di quest’anno, denominata Rolling UK. Ed è stato proprio da questa categoria che il pubblico ha potuto apprezzare le migliori opere; su tutte, lo spazio Scottish Brend, che racchiude in sé l’ironia e le tragedie della Scozia contemporanea raccontate dai migliori corti degli ultimi 5 anni. Lo strepitoso I Love Lucy di Colin Kennedy è stato persino capace di eleggere a eroi del pubblico i due giovani tossicodipendenti, che con le loro gag ed il loro amore sui generis, in un surreale racconto di emarginazione e di eroina ha fatto spellare le mani ai presenti. Altra menzione speciale merita lo “sfigatissimo” protagonista di Dupe di Chris Waitt, vittima dei propri cloni che “mette al mondo” per combattere la sua pigrizia. Altra sottosezione illuminante si è rivelata Golden 90’s, ovvero una selezione di opere di registi che hanno scritto la recente storia del cinema inglese, vantando fra le sue fila Where’s The Money Ronnie? di Shane Meadow (This Is England), Dear Rosie di Peter Cattaneo (Full Monty) e Eight di Stephen Daldry (Billy Elliot, The Hours).
La competizione ufficiale è stata vinta da un modesto film belga Therme, che racconta le difficoltà nel rapporto con la madre alcolizzata e i turbamenti d’amore, di un introverso adolescente. Il pubblico francese, che si dimostra – come sempre – fortemente legato ai film d’Oltralpe, ha invece conferito la palma del miglior film a Monsieur L’Abbè, che deride la morale sessuofoba della cultura cattolica.
Se nella passata edizione l’hanno fatta da padrone i film scandinavi, in generale, quest’anno sono parsi molto più convincenti le opere in gara provenienti da Oltremanica e dalla Spagna: su tutti Halfterm di Sam Donovan, che ritrae due adolescenti dediti all’hashish come improbabili detective alla caccia di terroristi islamici, in un clima da fobia islamofoba post 7/7 (data dell’attentato a Londra), che indaga in maniera intelligente le solitudini, gli stereotipi e il difficile processo identitario delle seconde generazioni UK, divise fra tradizione e rinnovamento.
Dalla Spagna, invece, arriva una ventata di freschezza con due opere assolutamente originali. La prima, El Amigo Invisible di Pablo Larcuen, è la spassosa storia della muta solitudine di Thomas e del suo amico invisibile che lo segue costantemente, ma che in realtà, è un agente al servizio dei genitori nel tentativo di aiutare il ragazzo. L’altra perla è stata la regia di Luis Moreno Bernardo con il suo Vantaje Del Sicario, che narra le fasi precedenti un delitto, da un punto vista insolito e sorprendente, cambiando i riferimenti tradizionali fra camera e voce fuori campo, scambiando la vittima e il carnefice.
In sintesi, anche quest’anno si è assistito ad un festival di alta qualità tecnica, che conferma la sapiente organizzazione che vi è a monte, in cui si è scorta una delle poche traccia di italianità – quasi assente fra le opere in concorso -, grazie alla presenza nel comitato direttivo e artistico del romano Massimiliano Nardulli, che nonostante la giovane età vanta una già grande esperienza a livello europeo.
Claudio Aleotti
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