Melampo: omaggio a Flaiano
[TEATRO]
ROMA- Dal 19 ottobre il Teatro India ha alzato il sipario su Melampo (in scena fino al 31 del mese), l’opera più “problematica” di Ennio Flaiano che, nata come sceneggiatura, fu conosciuta dal pubblico in forma di racconto a trent’anni di distanza dalla sua stesura.
Il percorso del testo è stato tortuoso: Flaiano lo scrisse perché fosse una sceneggiatura tra il 1933 e il 1967 di cui dirigere personalmente la regia con l’intenzione di evitare la mediazione di un produttore, sennonché tale progetto non andò mai in porto a causa di diverse traversie e difficoltà.
La scelta del regista (e in questa occasione anche attore) Massimo De Rossi di portare sulle tavole di un palcoscenico questo testo per omaggiare lo scrittore in occasione del centenario della nascita risulta senz’altro originale e in qualche modo rischiosa. Lo spettacolo che con l’aiuto degli altri interpreti (Valentina Valsania, Marco Prosperini, Ada Totaro) De Rossi porta in scena, è la storia – per molti versi autobiografica di Flaiano – di uno scrittore italiano che si trasferisce temporaneamente a New York per ragioni di lavoro e che soffrendo tutti i disagi di una grande metropoli, come solitudine e isolamento, a pochi giorni dal ritorno definitivo in Italia stufo di sentirsi un estraneo, si trova catapultato a vivere un’insolita e forse impossibile storia d’amore.
Come sottolinea il regista: “con Melampo, Flaiano si rivela scrittore inquietante e insinuante”, e la commedia al Teatro India rispecchia perfettamente tali caratteristiche, acuite dalla surrealtà di alcune delle situazioni descritte in questa strana favola moderna. I protagonisti su cui si costruisce la storia sono per l’appunto lo scrittore di mezza età Giorgio e Liza, una ragazza bella e confusa, ex modella, ex dilettante pittrice ed ex snob preoccupata di apparire sempre a suo agio e prima di loro un cane di nome Melampo, l’amico fidato di Giorgio, che non si vede mai, ma si sente spesso abbaiare e che è il motore che aziona le dinamiche della storia d’amore e l’intreccio tra i due.
Giorgio incarna la figura dell’intellettuale maturo, con tutte le sue nevrosi, una persona che non riesce a darsi una ragione di vita; Liza, invece, è una ragazza ancora alla ricerca di se stessa e della sua identità, una persona meno mentale rispetto allo scrittore e che nello svolgersi della commedia a poco a poco sentirà il bisogno – senza che esso venga mai esplicitato – di rapportarsi a lui attraverso un nuovo linguaggio, diverso, basato principalmente sull’istinto, cui dà espressione nell’immedesimarsi nei gesti e nelle reazioni di un cane.
Il rifugio tranquillo, paterno, caldo e familiare che la relazione con Giorgio incarna per Liza viene dunque contaminato dal tentativo della giovane di rendere i rapporti umani più semplici e spontanei attraverso una trasformazione in cui si libera nella vitalità di un giovane animale e finisce per diventare una presenza insostituibile nella vita dell’uomo.
E’ così che si profila un rapporto tra i due molto complesso e ambiguo, in cui Giorgio non riesce a capire Liza essendone allo stesso tempo catturato, assolutamente ammaliato da una relazione cane/padrone in cui crede di dominare che però si rivelerà a ruoli invertiti, rispetto alle convinzioni dello scrittore. Non si capirà mai infatti – e non è giustamente dato capirlo – se Liza è diventata davvero cane o se finge e ha messo in piedi ad arte questa farsa inquietante dal sapore umano e irrazionale, per riuscire a tenere per sempre vicino a sé Giorgio.
Lo spettacolo, suddiviso nei due quadri di Central Park prima e di uno chalet sulla spiaggia di Westport poi, convince e diverte, mantenendo un ritmo sostenuto nonostante l’incedere del testo e il crescere dei personaggi prevedano nei dialoghi tra gli interlocutori molte pause, silenzi, imbarazzi e (naturalmente) numerose azioni prive di dialogo, godendo del piacere di assistere al recupero e alla rilettura di un’opera inedita, poetica e significativa, e in un certo senso sempre attuale nella sua analisi (spensierata) di questioni importanti e sempre valide come quelle della trasformazione e delle mutazioni dei rapporti e delle dinamiche tra persone che si vogliono bene.
Alice Salvagni
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