Roma secondo William Klein
[ARTI VISIVE]
ROMA – La storia è questa. Nel 1956 un giovane William Klein, pittore, grafico e fotografo newyorkese, reduce dal successo del suo libro-diario fotografico sulla sua città, arriva a Roma invitato da Federico Fellini come aiuto regista del suo nuovo film, Le notti di Cabiria.
Il film subirà dei ritardi significativi, ma Klein approfitterà del suo soggiorno prolungato a Roma per passeggiare a lungo con la sua macchina fotografica per le strade della città, spesso in compagnia dello stesso Fellini e di altre guide d’eccezione tra cui intellettuali dello stampo di Pasolini, Flaiano e Moravia. L’atmosfera è quella della Roma degli anni ‘50, del periodo d’oro e di massimo fermento creativo e culturale della città, su cui il giovane fotografo americano realizzerà un affresco fotografico nuovo per quel tempo e che ancora oggi risulta potente e carico di magia.
Il lavoro di Klein su Roma nel 1958 divenne anche un celebre libro, pubblicato in Italia da Feltrinelli. In quelle pagine le immagini innovative e dissacranti, come nello stile dell’autore, si accompagnano ai testi degli illustri “amici” di quei giorni romani e a una raccolta di notazioni curiose, di brevi appunti di viaggio che rendono il racconto visivo unico e sempre percorso da una intelligente e gustosa ironia.
Oggi, a cinquant’anni esatti, una mostra ai Mercati di Traiano che andrà avanti fino al 25 luglio (William Klein. Roma fotografie 1956-1960 ai Mercati di Traiano) e il volume Roma + Klein (Contrasto) celebrano questo omaggio fotografico che ritrae con uno sguardo di incredibile profondità tutta la malia di quegli anni.La mostra raccoglie sessanta immagini, tutte in grande dimensione, inserite e fatte rivivere in uno dei luoghi più affascinanti e emblematici di Roma: manifestazioni di piazza, passeggiate per i Fori, domeniche a Ostia, lambrette, caos metropolitano, scene di vita quotidiana e set di moda, feste di aristocratici romani dai nomi improbabili, ma anche tanta gente comune.
Un vero trattato di sociologia che si articola in un fitto dialogo che a sua volta si instaura tra immagini e storia della città, in un rimando di voci e presenze, tra la Roma classica, la Roma degli anni ‘50, e quella di oggi, che le foto di Klein aiutano in un certo senso a svelare di nuovo e a (ri)scoprire permettendo di immaginare quella che era la “dolce vita”, Cinecittà, i paparazzi, le star internazionali, via Veneto, e tutto il contesto della città in quegli anni. Sullo sfondo, intrecciati: le rovine, la classicità decadente, le pompe di benzina, i pescivendoli e gli onorevoli, i prelati e i borgatari, l’Eur e tutto quello che Roma poteva essere e rappresentare in quel preciso momento storico.
Oltre a questo, nel diario ironico e poetico che Klein ha realizzato nelle sue “vacanze romane” ciò che trapela è la sua sensibilità individuale, il suo essere dietro questi scatti, il colpo di fulmine per la città eterna e il fascino che provava per l’atmosfera, la luce, la gente e il concentrato di artisti e scrittori che all’epoca la abitavano.
Roma può essere guardata da tanti punti di vista e ogni sguardo può rivelare aspetti che ci spingono a guardarla meglio e sicuramente se, come diceva Fellini, “Roma è un film, e Klein l’ha girato”, lo sguardo straniero del fotografo newyorkese ha senz’altro contribuito a scoprire un altro modo, autentico e profondo, di avvicinarsi alla città eterna, di osservarla, che può diventare intimo patrimonio di chi Roma l’ha vissuta, la vive e continua ad amarla nella quotidianità dei giorni nostri.
Alice Salvagni
Alice Salvagni, fotografia, martelive, martemagazine, News, William Klein