Incognito @ Piper Club
[MUSICA]
ROMA- La fila fuori allo storico locale romano è lunghissima eppure passo davanti l’ingresso e presa nel vortice tra uno spintone e l’altro riesco a farmi largo per entrare. Sono le ore 22, minuto più minuto meno. Si scendono delle scale prima di arrivare nell’area principale.
E’ giovedì sera, un freddo gelido 21 gennaio e c’è proprio bisogno di ballare un pò, per questo tantissimi confidano nella decennale esperienza del Piper Club: la discoteca più famosa d’Italia, che ha visto passare per il suo palco i migliori artisti, un locale che ha vissuto la musica negli anni d’oro e che continua a riservarci un’ottima programmazione.
Per questa sera, sul menù la parola chiave è funk! Con la sua venatura più dance e vocalità estreme, tornano a prendere calorosissimi applausi gli Incognito, la band inglese pioniera dell’acid jazz, che quest’anno per festeggiare i suoi 30 anni di attività girerà il mondo (sono infatti appena tornati dal Giappone) per ricordare ai propri fans il meglio della loro musica.
Definire quello di questa sera un evento sarebbe eccessivo, ad essere sinceri il gruppo che sta per esibirsi è veterano della scena romana, infatti già da molti anni mette la nostra nazione e Roma in posizione di privilegio nella scelta delle tappe per I suoi tour.
Incognito, una camaleontica formazione che anche questa volta ci stupirà con il suo magico mix di acid jazz, funk e soul tutto da ballare, ripercorrendo 30 lunghi anni di successi internazionali, e che grazie alla bravura dei musicisti, ma sopratutto al carisma del leader Bluey è sempre riuscita a mantenersi ad un livello altissimo, a competere con le nuove proposte musicali e a sbalordire il suo pubblico fedele, ogni volta, con la floridissima produzione discografica, ampiamente gradita anche nella scena della nightlife tra I migliori Djs del mondo.
Il locale sta per scoppiare, ed è così piacevole vedere come sia variegato il pubblico: si passa dall’adolescente che magari ha sentito un remix di una loro canzone in discoteca, fino ai 50enni accaniti che comprarono il primo vinile negli anni ‘80, per arrivare addirittura agli addetti ai lavori, infatti tra i tanti spicca su una delle balconate la presenza di Mario Biondi.
Si vocifera ci siano oltre 1000 persone, molti con una digitale in mano, pronti ad immortalare il primo istante, l’inizio del concerto. Sono circa le 22:30 quando la band fa il suo ingresso sul palco, capitanata dal chitarrista, co-fondatore, nonchè leader Jean Paul “Bluey” Maunick e a seguire tutti gli altri.
Si attacca la chitarra all’amplificatore per partire subito con le prime tre canzoni, suonate ininterrottamente: “Solar Fire”, “Thinkin’ Bout Tomorrow” e “Roots”. La bellezza del loro groove a pulizia nei passaggi di stile (anche nell’avvicinarsi alla più lontana musica latina e brasiliana) sono la chiave di un successo planetario, quando il pubblico sente l’attacco di canzoni come “Morning Sun”, “Get Into My Groove” o “Colibrì“ va letteralmente in delirio, e la sensazione, se si chiudono gli occhi per un istante, non è più quella di stare ad un concerto ma di trovarsi sul dancefloor di una discoteca a dimenarsi nel più scatenato dei modi!
Stasera anche una novità, infatti tra le voci angeliche degli storici cantanti della formazione, la comparsa di un giovane ragazzo con le treccine e la voce patinata. Un futuro Stevie Wonder o Michael Jackson, chi può dirlo?, certo promette bene e alcune delle canzoni cantante dalla sensualissima voce di Tony Momrelle sono adesso lasciate a lui.
Il concerto prosegue con i successi di tanti anni, “Still A Friend Of Mine”, “Talking Loud”, “Step Aside”, attraversando, senza mai tralasciare, ogni decennio di carriera, anche sperimentando con le vover, dalla popolarissima “Don’t you Worry ‘bout a thing” fino a “Expresso Madureira”. Il sound è sporco, ma non dipende da loro, sicuramente qualche problema tecnico, ma ai più rimane sconosciuto, il Piper è in estasi, dai lati del bancone del bar fino ai divanetti per passare dalle due balconate laterali non c’è anima viva che non muova almeno un piede al ritmo infuocato del funk targato Incognito.
Si arriva così alla conclusione: “Nights Over Egypt”, “Everyday” e “I Hear Your Name”, successi usati da grandissimi remixer in giro per le migliori discoteche del mondo, che nelle loro versioni originali, suonate dal vivo, non perdono affatto la loro anima danzereccia.
Quando gli Incognito suonano, lo fanno con il cuore, con l’anima e con la fede, credono profondamente nell’unità del gruppo e nel potere che ha quello che fanno, nei confronti del pubblico. Ed ogni volta è standing ovation.
Laura Fioravanti
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