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Tra Borgo Velino e Antrodoco, il primo festival post Covid

La storia del Velino Festival 2020 è una piccola fiaba di coraggio e amore per la cultura. Ai margini estremi della provincia Rietina, a un tiro di schioppo dall’Abruzzo, la compagnia Ondadurto Teatro e il direttore artistico Lorenzo Pasquali sono stati i primi in Italia a non arrendersi alle stringenti norme per l’arte dal vivo portando a compimento un weekend all’insegna del teatro, della danza, della musica e, soprattutto, della sicurezza.

Il festival che si è svolto dal 26 al 28 giugno a Borgo Velino e Antrodoco, grazie anche alla collaborazione con i due Comuni, la Regione Lazio e il MIBAC, ci dimostra che l’arte performativa in tempo di pandemia non solo è possibile, ma è anche sostenibile. Basta una piazza o un chiostro e un bel po’ di pazienza, tra mascherine, guanti, distanze da rispettare, liste nominative e disinfettanti, per regalare a una piccola comunità di provincia una meritata dose d’arte e di cultura dopo lunghi mesi di sacrifici.

All’insegna del titolo “Cunti e Racconti”, ogni giorno sono state aperte le porte a un centinaio di spettatori non paganti portando una programmazione varia e sorprendente a partire dall’evento di apertura: l’innovativo spettacolo in realtà virtuale “Segnale d’Allarme – La mia battaglia in VR” di e con Elio Germano. Un esperimento che è stato accolto con calore e curiosità e che ha previsto ben tre repliche lungo tutta la giornata.

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Il weekend è proseguito tra i monologhi della stand-up comedian Chiara Becchimanzi, gli spettacoli di Ondadurto Teatro, la performance della compagnia di danza Cie Twain e il concerto di tamburi giapponesi de L’allegra Banderuola e quello della Compagnia Tamburi Antrodoco. Tra tutti, da segnalare l’omaggio alla celebre coreografa Pina Bausch che ha permesso al pubblico di imparare e riprodurre “in coro” la storica coreografia di “Nelken” dedicata alle quattro stagioni. Una vera e propria chicca per il pubblico rietino, non a caso realizzata da Ondadurto Teatro, una compagnia che, sotto la guida di Lorenzo Pasquali e Marco Paciotti, è da sempre impegnata in spettacoli che fondono diverse modalità espressive come quelle del Physical Theatre, del Nouveau Cirque e del Gesto e, per questo, capaci di dialogare con persone di ogni età, cultura ed etnia.

L’esempio del Velino Festival 2020, per quanto marginale nello scacchiere dei grandi festival italiani, porta una ventata d’ottimismo in un mondo dello spettacolo sempre più in difficoltà, in cui anche le compagnie internazionali come il Cirque du Soleil sono costrette a dichiarare bancarotta. Un inno alla speranza per migliaia di lavoratori e appassionati, un augurio per un’estate in cui non ci si dimentichi dell’arte e in cui non si smetta di partecipare alla vita culturale del paese, anche se a distanza di sicurezza.

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