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G come giro

Siamo in estate, e cosa c’è di meglio che farsi un giro al mare o in montagna, girare il mondo, o fare semplicemente un giro intorno alle nostre città o fare come una volta il girotondo con qualcuno dei nostri nipotini, e perché no, fare un giro in barca e con l’occasione anche un giro di boa. In barca o nella vita.

Questo editoriale su G come “giro” di questo luglio afoso, lo scrivo lontana dal caldo esterno, da chi sta in giro a cercar ombra e fontanelle di questa infuocata città, Roma brucia tra l’asfalto antracite delle sue strade e il nero cocente dei sampietrini, tra il grigio annerito del cemento e il grigio fumo dello smog. Scrivo rintanata in una stanza artificialmente condizionata, lontana dalla calura cittadina e non mi tange neanche la tentazione di far giri per il centro cercando di approfittare dei saldi estivi!.

Piena estate e voglia di giri vacanzieri, invece! Chi parte per mete esotiche e chi, come me, preferisce le stesse spiagge di sempre, ogni estate sempre quelle, quelle di casa, in cui si incontrano gli stessi amici e si prende il gelato negli stessi bar, quelle che ti ricordano l’innocente infanzia e l’irruenta adolescenza, e che ti fanno riflettere sulla cosciente (?) attuale età della ragione. Mah! L’estate porta consiglio? Chi lo sa!

Si preferisce il giro avventuroso con zaino in spalla e scarpe comode, o quello più riflessivo in cui si portano in valigia più libri che abiti? Io, personalmente, né l’uno né l’altro. In valigia tanti costumi e sandali, ma anche paillettes e tacchi 12! Quelli non possono mancare! Ma tanta tanta musica! Per fortuna ormai il peso piuma di IPad e memorie esterne fanno sì che non si sovraccarichi il bagaglio già pieno di cose inutili. Ma come fare senza!?!!

Mi sto accorgendo che nonostante i 20° gradi della stanza in cui scrivo, il caldo e forse la voglia di partire già per le vacanza mi stanno portando fuori tema, nel mio giro di fantasia sono andata fuori strada.

Perché, dicevo, G come giro. Ma noi qui parliamo di musica, proviamo a fare un po’ di teoria musicale, q.b. come dicono gli chef o ci scrivono nei ricettari, “quanto basta” per apprendere poche e semplici nozioni e termini che solitamente usiamo nel linguaggio comune e quotidiano ma che invece in musica assumono altri significati.

E allora, cosa intendiamo per “giro musicale”? Tecnicamente sarebbe più corretto chiamarlo “giro armonico” e rappresenta una successione di accordi (che sono formati da 3 note suonate contemporaneamente), ciascuna per ogni tonalità musicale specifica, creata secondo dei criteri precisi.

Da una tonalità, ad esempio quella di DO maggiore, si prendono come riferimento quattro accordi che saranno composti su quattro gradi (note) della sua scala di riferimento. Queste note prevedono l’utilizzo dei quattro accordi che si trovano sul 1°, 2°, 5° e 6° grado della scala maggiore. Tali accordi, però, vengono suonati nella seguente successione: 1° – 6° – 2° – 5°.

Facciamo un esempio preciso con la scala di DO maggiore (DO, RE, MI FA, SOL, LA, SI), dicevamo: il primo accordo riferito al 1° grado (nota) della sua scala sarà il DO, la 2° è il RE, la 5° è il SOL e la 6° è il LA; ma la successione per il suo giro armonico deve essere 1° – 6° – 2° – 5° e quindi suoneremo: DO, LA, RE, SOL.

E siccome la scala di DO maggiore non ha nessuna alterazione in chiave (i famosi diesis e bemolle, ndr), avremo DO maggiore, LA minore, RE minore, SOL Maggiore.

Il giro armonico è un giro continuo di accordi su cui si basa ad esempio l’improvvisazione: i musicisti che improvvisano delle melodie diverse e appunto improvvisate all’istante, seguono gli stessi accordi, eseguono tutti lo stesso giro armonico, e questo capita spesso nella musica leggera. Quante canzoni sono state scritte sulla base del giro di DO (o del suo corrispettivo minore, che è LA minore). Canzoni e canzoni che ascoltiamo e che abbiamo cantato, tutte basate su uno stesso giro armonico, 4 accordi e relativamente poche note.

E a proposito di estate: quanti falò abbiamo fatto, e di quanti ragazzi con la chitarra ci siamo innamorati mentre cantavamo “Le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi…..” oppure “C’era una volta una gatta”, o “Il Cielo in una stanza”, o “Certe notti……..inconsapevoli del fatto che a quel ragazzo con la chitarra era bastato imparare quattro accordi, e con quelli avrebbe potuto suonare all’infinito, guardandoci dolcemente negli occhi, per tutta la notte, davanti al fuoco e sotto le stelle!

O.R.

dizionario musicale, editoriale, giro, numero092015

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