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Buon compleanno Brian Blade

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[MUSICA]

IMG 1198ROMA- Ha scelto Roma e la Casa del Jazz per festeggiare il suo 42esimo compleanno uno dei batteristi più quotati del jazz moderno. Membro fisso e indispensabile da più di dieci anni del quartetto più rinomato del mondo del jazz, il quartetto del mostro sacro Wayne Shorter, nonché sideman di lusso di tutti gli album di Joshua Redman.


Ma anche collaboratore di Joni Mitchell, Bob Dylan e Norah Jones per citarne alcuni e ancora, compositore, arrangiatore e cantante. Un batterista completo insomma, amato e imitato da tutti i suoi colleghi, diventato nel corso degli anni un punto di riferimento importante, una specie di maestro indiretto. Ed infatti la casa del Jazz lo scorso 25 Luglio era piena di batteristi e musicisti in generale tra il pubblico , accorsi per ascoltare il grande Brian Blade. Nell’occasione il musicista americano si è presentato con una band tanto longeva quanto poco costante. La Fellowship Band infatti, nata dall’incontro di Blade con il pianista Jon Cowherd, è nata alla fine degli anni 80 alla Loyola University di New Orleans e comprende anche il contrabbassista Chris Thomas, i sassofonisti Myron Walden e Melvin Butler. Un sodalizioanticoil loro, che si incontra sui palchi per suonare molto raramente per via degli impegni del leader più noto. Un sodalizio che ha fatto uscire solo quattro album, l’ultimo dei quali “Landmarks” in uscita verso la fine dell’anno. Il gruppo che suona principalmente pezzi scritti dai due fondatori è diventato ad ora un collettivo senza leader. E in effetti Blade, al contrario di quello che si possa pensare, lascia ampio spazio ai suoi compagni e non ruba la scena a nessuno. il suo ruolo è più quello di coordinare questo ensamble che propone musica che va oltre i confini classici del jazz, e spazia verso sonorità tradizionali dal folk al gospel, con un attenzione particolare alla melodia e alla cantabilità.

Dopo un inizio non proprio esaltante, la serata ha virato in salita, senza mai raggiungere l’apice. Le composizioni dei due co-leader si sono attestate sempre su un livello non proprio esaltante, e hanno fatto viaggiare verso un’unica direzione. La sfumatura è stata sempre la stessa fino alla fine, prima del bis, quando un bel gospel e un bel blues hanno cambiato in qualche modo le sorti di un concerto fino ad allora non troppo interessante. Certamente in questo discorso non si possono trascurare le capacità tecniche dei musicisti. Ma io spenderei delle parole solo sul festeggiato, a cui è stata dedicata anche una breve versione di “tanti auguri a te” dai componenti del gruppo. Il tocco di Blade è unico, sempre raffinato e perfetto, solo vero discendente dell’immenso Elvin Jones. Sembra un profeta della batteria, di quelli il cui verbo è sempre attento e giusto, tanto che non puoi non seguirlo. Vederlo in questo contesto è stato sicuramente diverso da quelli in cui siamo abituati a sentirlo, ma non ha mia perso della sua lucidità e perfezione. E non manca una buone dose di sperimentazione e audacia. Un vero artista insomma. Auguriamo a Brian Blade 100 di questi giorni e ci auguriamo di vederlo presto in un altro contesto.

Valeria Loprieno

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