Ben Harper incanta dopo la pioggia
ROMA- Se gli angeli cantassero avrebbero sicuramente la sua voce. Tanto che lo scorso 23 luglio il cielo ha cercato di boicottare la sua visione a noi comuni mortali inondandoci di pioggia. Ma la perseveranza e la voglia hanno premiato il pubblico e l’organizzazione del Postepay Rock in Roma.
L’Ippodromo delle Capannelle, sede del festival giunto alla quarta edizione, ha ospitato di nuovo un artista, cantante e chitarrista americano le cui doti canore e musicali uniche hanno sempre trasformato le sue apparizioni live in un momento magico. L’anno scorso lo si era ammirato accanto a Robert Plant, quest’anno Ben Harper si è presentato con la sua band. Una folla colorata da impermeabili e ombrelli ha atteso pazientemente sotto la pioggia, che ha smesso magicamente proprio nel momento in cui sul palco bagnato è salita l’artista che ha aperto il concerto di Ben Harper, la nigeriana Nneka con la sua band internazionale. Un misto di hip-hop, soul cantato con una voce forte e tecnicamente irreprensibile, dai testi politicamente impegnati. Da sempre attenta alla sorte del suo popolo e alla lotta contro la corruzione de suo paese. Una forte energia la sua, l’energia di chi lotta per qualcosa di giusto con speranza e tenacia. Una bella scoperta, una piacevole apertura.
Ma la serata e il pubblico erano tutti per lui, il californiano, di origini afroamericane, amato da giovani e meno giovani. L’uomo che con la sua voce incanta dal lontano 1992 il mondo intero. Benjamin Chase Harper, in arte Ben Harper, ha iniziato da piccolissimo con lo studio della chitarra, specializzandosi nell’uso della lap steel guitar, tanto da diventare un eccelso chitarrista. La sua musica non può essere inscatolata dentro un genere preciso. Che sia folk, rock-blues, reggae o d’autore, è musica cantata e suonata con l’anima, è un mezzo per raccontare qualcosa, il cui fine è emozionare e destabilizzare. Dall’impegno politico, alla semplice canzone d’amore, è sempre riuscito ad entrare con leggerezza nel cuore del suo pubblico. I suoi dischi possono essere completamente diversi tra loro, ma sono sempre un successo. Complice anche una voce stupenda, unica e magica. L’ultimo, il decimo, datato 2011, Give Till It’s Gone, è un buon pretesto per ricominciare a suonare live.
L’apertura del concerto è affidata ad un pezzo vecchio, dal suo album più riuscito “Diamonds on the Inside” del 2003. Ben Harper ci concede un inizio in acustico chitarra e voce introducendo uno dei brani più belli della sua carriera di cantautore “She’s only happy in the sun”, al quale poi si aggiunge la band. La sua voce è profonda, melodica e piena di sfumature. Quelle sfumature che arricchiscono ogni frase e che arrivano sotto forma di brividi sulla pelle. Non sono mancate naturalmente i pezzi del nuovo album “Don’t Give Up Me Now”, “Rock N’ Rolli s Free”, “Spilling Faith” scritta insieme a Ringo Starr, e non è mancato un lunghissimo momento che il cantautore americano ha dedicato al suo amore per la chitarra. Un pezzo acustico con la lap steel in cui si sono ammirate le sue doti tecniche. Tra gli altri anche due pezzi nuovissimi come “Wide Open Light” e “Masterpiece”, e un tributo ai Pear Jam con “Jeremy”. Un incanto la versione chitarra e voce di “When She believes”, un viaggio paradisiaco dentro se stessi, un emozione unica, intensa e soave allo stesso tempo. E dopo puoi solo pensare che veramente Ben Harper sia un angelo mandato in terra, e benedici la musica e le sue sensazioni, e benedici lui e il cielo nuvoloso di Roma con la sua tregua dalla pioggia. Anche il cielo forse voleva sentire il suo angelo.
Valeria Loprieno
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