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Mafia, con molti altri

toghe 1
[TEATRO]

toghe 1ROMA- Casa Delle Culture di Roma, ultimi giorni di maggio. Sono passati  vent’anni  dal 23 maggio ’82  e l’amaro  ricordo della strage di Capaci resta vivo nella mente e nella pelle di ogni italiano. L’oscuro odore delle organizzazioni mafiose pervade  il cuore di ogni cittadino impotente, vicino o lontano, per sentito dire o per fatti personali.

I media e le istituzioni contribuiscono nell’informarci su queste vicende tanto intricate quanto spinose, così si scrive e si ascolta, si conoscono le vicende di un Roberto Saviano, o di un clan mafioso o ancora dei tristemente famosi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uomini. Ma la domanda è: cos’altro c’è? E soprattutto CHI altro c’è?
Questa domanda mi ha portato a sedere  sulla poltrona del meraviglioso spazio teatrale trasteverino che ha accolto, per la seconda volta (prima ad ottobre 2011), il lavoro Toghe Rosso Sangue.
Lo spettacolo di Francesco Marino, scritto da Giacomo Carbone ed ispirato da Paride Leporace, parla di 27 magistrati, dai nomi ai più sconosciuti, che tra il 1969 e il 1994 hanno interrotto le loro vite per una causa grande quanto la nostra Italia. Non si tratta infatti solo di mafia, la maggior discussa tra le disgrazie nazionali, ma anche di ‘ndrangheta, terrorismo rosso, nero e di quei soliti ignoti che vengono ricordati per i fatti compiuti piuttosto che per i nomi mai saputi.
Immancabile parola chiave di tutto il lavoro, di circa un’ora, è oblio. Infatti non ci viene raccontato ciò che normalmente sentiamo sull’argomento, non si parla di pizzo, di cadaveri sciolti nell’acido o di esecuzioni alla luce del giorno, no, si parla di esistenze che scompaiono o addirittura che non sono mai affiorate dalle torbide acque di quest’Italia che purtroppo risulta essere, ogni giorno di più, malsana e corrotta alla fonte.

Il lavoro sottoposto al numeroso e vario pubblico di una domenica pomeriggio romana è semplice, pulito e senza pretese. Informare i presenti è il motivo che riempie le parole dei quattro attori in scena che snocciolano fatti, informazioni e numeri, forse troppi, visto il sunto di 25 anni di oblio; la sensazione è stata quella di essere ad unatoghe 2 lezione di storia e di volersi annotare almeno i nomi da conoscere poi davanti al “www”. Probabilmente averci inondati così vorticosamente di tutto questo non è stata la scelta giusta, però, è anche vero che, se si sta parlando dell’oblio di coloro che sono stati dimenticati, non vanno fatte ulteriori distinzioni, suggerisco perciò un foglio ed una penna per qualche appunto.
Attori sinceri ed emozionati, forse troppo impostati, sono seduti  su quattro sedie, uniche componenti scenografiche insieme ad una toga appesa ad un attaccapanni, e parlano guardandoci occhi negli occhi, per essere sicuri che il messaggio contro questo nulla venga percepito.
Questa produzione di Les Enfants Terribles ha un cuore pulsante: il teatro, italiano al 100%. Tra tutte le problematiche all’ordine del giorno si sceglie di affrontare un tema spinoso e attuale, aggiungendo il celeberrimo “carico da cento” nel  raccontarci le storie silenziose di un macro-mondo nascosto, ma reale.
Il messaggio semplice è arricchito dall’ intervento post applausi di una figura che, centrando il bersaglio, continua a battersi per la questione, attraversando tutta l’Italia che deve sapere. Senza svelare di più, concludo dicendo che sarebbe bello comprare un qualsiasi quotidiano al mattino ed avere in bocca lo stesso sapore che ci lascia questo lavoro teatrale.

Giovanna Rovedo


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