La palestra: ore 18.00
[TEATRO]
ROMA- Teatro India, un luogo magico che è capace di rilassare gli animi di chiunque prima di assistere ad un lavoro teatrale. Con i classici dieci minuti di attesa nel cortile, lo spettatore è pronto a vedere ed accogliere tutto ciò che si può trasmettere da un palcoscenico.
La Palestra racconta una vicenda attualissima, una di quelle per cui si spendono ore ed ore davanti al televisore o alle pagine del giornale. Uno di quegli accadimenti che spesso e volentieri nella vita vera ti portano a dire “ora basta”, per l’esagerata speculazione a proposito della folle cattiveria umana amplificata da quella mediatica.
Il lavoro di Giorgio Scianna, con la regia di Veronica Cruciani, racconta la scoperta da parte di tre genitori della violenza sessuale compiuta dai figli nei confronti di una compagna di classe, in palestra, luogo in cui vengono convocati dalla preside per essere messi al corrente dei fatti prima di avvertire la Polizia.
Lo spettacolo di un’ora è accolto sopra ad un palco-palestra che viene semplicemente adornato con rete da pallavolo, spalliere e pesi: si sente quasi l’odore tipico di questi luoghi frequentati da marmocchi sudati. Poco il suono e poche le pretese tecniche per il lavoro dei quattro attori della compagnia della Cruciani, semplice e adatto.
Lo scheletro della performance si legge molto bene, viene diviso in due momenti: l’attesa di una preside ritardataria che custodisce un segreto e lo svelarsi dell’ultimo, con una troppo ovvia risoluzione. L’uso del tempo, delle pause e dei silenzi nei primi momenti è stato equilibrato e molto interessante. I personaggi, tre, arrivano uno alla volta, accumulando così il tipico imbarazzo di uomini curiosi di conoscere un motivo valido per una convocazione molto strana, in un luogo non usuale ad un orario ancor più strano, le 18:00. Giochi di sguardi e silenzi intervallati da discorsi banali e ricordi di giovinezza che non riescono a prendere il volo nonostante la costrizione dell’attendere. Un’energia sottile molto coinvolgente, al punto da introdurre lo spettatore nel disagio, al punto da farlo sentire quasi nella possibilità di interrompere questi infiniti silenzi. Negli sguardi degli attori si intravede la volontà di pensare a qualche argomento da intavolare, ma, poi, svanisce, evidentemente ritenuto poco interessante.
Dopo aver portato all’estremo questo nervosismo da attesa ecco l’entrata in scena della preside, personaggio gioviale, duro ed impacciato nell’accogliere i genitori in questo luogo. Il discorso di apertura del capo istituto comincia molte volte, con incipit differenti, finché, sfinita dai ragionamenti mentali, ecco l’amara verità. Ovviamente increduli i genitori, che difendono a spada tratta i propri figli, reagiscono con atteggiamenti emozionali diversi tra loro, ma, scoprendo che ciò che insinua la docente è vero, tutti si alleano silenziosamente nel difendere i colpevoli. Così, in poco più di dieci minuti, si scaraventa sullo spettatore l’ulteriore follia: stavolta però non si tratta di ragazzi adolescenti, ma di persone adulte colpite dalle mille lame affilate dell’aver sbagliato completamente il loro compito più grande, naturale e difficile, l’essere genitori, e, oltre al danno, la beffa di non essersi accorti di nulla.
La conclusione della vicenda risulta purtroppo ovvia e sbrigativa comparata con quel bel crescere di attesa ed imbarazzo presente nel momento iniziale. I tre genitori, studiati e definiti come diversi nell’educare i propri figli piuttosto che nell’essere persone comuni nella prima parte, si amalgamano in una follia uguale ed esagerata. Non si coglie l’instabilità emotiva ed energetica che forse sarebbe stata preferibile ad un urlante autismo fatto di azioni senza senso. Certo dopo una notizia del genere il senso del reale e dell’umano fanno fatica a rimanere sulla retta via, ma trattandosi di un lavoro teatrale, mi sarei aspettata uno studio più approfondito e diversificato per quest’ultimo delicato e fondamentale passaggio parlante la lingua dell’istinto genitoriale a braccetto con la follia umana.
Curioso,attuale e interessante, ma solo fino ad un certo punto. Peccato.
Giovanna Rovedo
Giovanna Rovedo, La palestra, martelive, martemagazine, teatro, Teatro India