Parabole fra i Sanpietrini V: Occhio Pigro
[TEATRO]
ROMA- Il settimo appuntamento della rassegna Parabole fra i Sanpietrini ha visto in scena al Forte Fanfulla il 12 e il 13 aprile la compagnia e Associazione culturale Semintesta _Teatro di Frascati, la quale ha presentato al pubblico lo spettacolo Occhio Pigro, di Matteo Davide, con Emanuele Capecelatro, Valerio De Angelis, Mauro Fanoni e Alessandro Margari.
Dopo i primi lavori come Per mia grandissima colpa nel 2008, Calapranzi e Traffico nel 2009, Over There nel 2010, la compagnia ha divertito il pubblico romano con uno spettacolo che sa di naturalezza e quotidianità, alimentato da colpi di scena esilaranti e arricchito dalla partecipazione di un pupazzo che all’occorrenza assume volti diversi.
È la storia di Arturo, o forse questo è il suo nome, e del suo occhio pigro: “Quando ero bambino c’avevo l’occhio pigro. Mi facevano mettere una benda sull’occhio buono, quello che ci vedeva bene”. La storia inizia con il racconto delle piccole disavventure di Arturo ai tempi della scuola, quando, costretto a portare una benda per coprire l’occhio non pigro, inizia a vedere il mondo circostante in modo inconsueto, un po’ deforme, particolarmente incline a prendere in giro i bambini senza occhi pigri e apparecchi mostruosi.
Così cresce Arturo, se questo è il suo nome, e costruisce un mondo visibile solo al suo sguardo, sempre un po’ incline verso la fantasia, le cose deformi; nella sua isola invisibile c’è posto per lui, per il suo pupazzo e per suo padre, forse chiamato Santino, un uomo nato per bestemmiare e per vivere nell’irrealtà creata da suo figlio, Arturo, forse.
La storia di Arturo sembra essere la storia di un uomo che ha fatto del suo handicap un modo per deviare dalla realtà e dalle sue costrizioni, sempre in modo molto ironico.
Arturo, interpretato da un fantastico Emanuele Capecelatro, dialoga con il pubblico servendosi del suo inseparabile pupazzo, parla con Santino e vede intorno a se strane figure di atleti, o finti atleti, che si muovono al ritmo delle sue pause di riflessione, per poi interrompersi bruscamente per diventare assi da poker o finalisti di un concorso di bellezza televisivo.
Cosa c’è di reale nella vita di Arturo, se è questo il suo nome, se è questa la sua vita? Sicuramente la recitazione, il suo collocarsi al centro di uno spettacolo che è doppiamente spettacolo agli occhi del pubblico, il quale inizia a vedere la realtà con un occhio pigro, ormai assuefatto alla storia di questo strambo protagonista che fa tanta tenerezza ed incuriosisce per il suo sguardo malandrino, sempre rivolto altrove.
Eva Di Tullio
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