Skip to main content

La scomparsa di Patò, regia di R. Mortellitti

18323051 la-scomparsa-di-pat-trama-trailer-poster-2

18323051 la-scomparsa-di-pat-trama-trailer-poster-2Sicilia. Vigata 1890, Venerdì Santo, nella piazza del paese viene messo in scena il “Mortorio” ossia la Passione di Cristo, nella quale l’integerrimo e irreprensibile ragioniere di banca Antonio Patò (Neri Marcoré), interpreta la parte di Giuda.

La rappresentazione giunge all’acme con l’impiccagione di Giuda-Patò che, accompagnato dagli improperi degli spettatori, cade in una apposita botola. Ma alla fine della spettacolo Patò sembra scomparso. Nel suo camerino non si trovano né i suoi abiti né il costume di scena. Su un muro di Vigata qualche giorno dopo compare una scritta “Murì Patò o s’ammucciò (si nascose)?”. La Pubblica Sicurezza nella figura del delegato Ernesto Bellavia (Maurizio Casagrande) e i Reali Carabinieri nella figura del maresciallo Paolo Giummaro (Nino Frassica) entrano in competizione e si ostacolano nelle indagini. Si formulano ipotesi: una qualche irregolarità nella conduzione della banca? Una perdita di memoria dovuta alla caduta nella botola? Un qualche complotto mafioso? Attraverso le indagini, gli interrogatori e una serie di flashback che danno vita ad un innumerevole quantità di personaggi, costumi e malcostumi estremamente attuali, esce fuori un quadro sorprendente e inaspettato della Sicilia e di tutta l’Italia.

Per la prima volta, esce nelle sale (inizialmente solo in 30) l’ adattamento cinematografico di un romanzo di Andrea Camilleri, La scomparsa di Patò appunto, tratto esso stesso dall’opera A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, a cui si accenna alla scomparsa del ragioniere Antonio Patò.
Sceneggiato da Rocco Mortellitti, Maurizio Nichetti e Andrea Camilleri, La scomparsa di Patò è un giallo ambientato nella ormai famosissima Vigata, teatro immaginario delle avventure del Commissario Montalbano. Il film è stilisticamente fresco e dinamico, fa sorridere e riflettere proprio perché regala allo spettatore un umorismo amaro, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Patò, che riflette in tutto e per tutto la società attuale.
Il film è caratterizzato dall’essere un racconto senza un vero e proprio narratore, infatti, gli eventi vengono raccontati dalla ricostruzione di finti documenti d’epoca, inoltre è molto bello vedere come una certa ricercatezza linguistica sottolinei la creatività narrativa che arricchisce la pellicola e riflette la scrittura di Camilleri anche attraverso dialetti differenti che esaltano la diversità dei personaggi.
I protagonisti del film sono Nino Frassica e Maurizio Casagrande, il loro rapporto alla “cane e gatto” ricorda molto alcune coppie comiche come Totò e Peppino, inoltre, il cast artistico di altissima qualità, soprattutto Giovanni Calcagno, contribuisce ad arricchire il film.

È sempre molto difficile rappresentare cinematograficamente un libro, il cinema è pieno di bellissimi film che però non riescono a pieno a soddisfare lo spettatore/lettore che trova immancabilmente qualche “discrepanza” tra racconto e film, La scomparsa di Patò, invece, sembra non deludere in questo senso e lo stile di Camilleri riecheggia in tutto il film. E’ un film piacevole da vedere fin nei suoi titoli di coda, dove la voce di Neri Marcorè canta allo spettatore una bellissima canzone scritta per l’occasione da Rocco Mortelliti.

Consigliamo la visione e la lettura del libro di Andrea Camilleri per apprezzare al meglio lo stile e l’intelligenza di un autore che nei suoi 87 anni di vita ha costantemente contribuito all’innalzamento della cultura italiana.

Alessia Tondi

Alessia Tondi, Andrea Camilleri, cinema, La scomparsa di Patò, martelive, martemagazine, Recensione, Rocco Mortellitti

Lascia un commento