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Jack e Jill, regia di D. Dugan

Jack-e-Jill

Jack-e-JillLento, privo di contenuti e tendenzialmente stupido. Ed è pur vero che non sempre è possibile apprezzare in pieno un film né tanto meno trovarlo interessante o pieno di contenuti, ma in Jack e Jill si riesce a toccare davvero il fondo.

Peccato per Adam Sandler che in genere riesce sempre a risultare divertente, ma che in questo caso, nei panni del doppio protagonista, risulta volgare, insipido e ripetitivo, una mal riuscita caricatura si se stesso.
Al centro della storia i gemelli Jack e Jill Sadelstein, l’uno dirigente pubblicitario di successo, vive nella sua magnifica villa a Los Angeles; l’altra inadeguata e rozza zitella, vive con poche pretese nel Bronx. Attorno a Jack una splendida famiglia che Jill può solo sognare: Erin, interpretata da Katie Holmes, la moglie bellissima e molto attenta alle esigenze della cognata tanto da mediare spesso con il marito pur di evitare che i due litigano e i due figli alquanto singolari. Sofie, la figlia maggiore, va in giro con una “My little me” una bambola creata a sua immagine e somiglianza a cui lei non fa altro che cambiare gli abiti in modo che di volta in volta siano uguali ai suoi. E poi c’è Gary, il figlio minore, di nazionalità indiana perché adottato che, attratto in maniera maniacale dal nastro adesivo, passa il tempo incollandosi addosso cibo, animali e oggetti vari. Il film è costruito intorno al rapporto sbilanciato tra i due gemelli: mentre Jack non riesce a sopportare la sorella e non vede l’ora che lei ritorni a casa sua, Jill non fa altro che ripetere che i gemelli sono speciali, si capiscono in modo unico e hanno linguaggio e gesti che solo loro conoscono. Il che porta a continue manifestazioni di ira da parte del pubblicitario, che non fanno altro che causare le crisi di pianto della sorella. A cambiare tutto una proposta lavorativa che costringe Jack a dover cercare Al Pacino per sponsorizzare una caffetteria. E qui arriva l’ovvio. Di chi poteva innamorarsi il grande attore se non dell’orribile sorella di Jack? E lei, nella migliore delle tradizioni non fa altro che rifiutarlo finendo per innamorarsi, per la prima volta in vita sua ricambiata, del giardiniere messicano di casa Sadelstein.
La delusione più grande riguarda proprio Al Pacino: il grande attore si presta a questa commedia (nel peggiore dei sensi), interpretando in maniera sciatta un se stesso nevrotico, instabile e quasi folle ed è davvero un peccato vedere il maestro de Il Padrino prendere parte ad un film di così basso profilo.
Noioso, ciclico e demenziale, come nella peggiore delle tradizioni d’oltreoceano. In una parola sola: bocciato.

Caterina Altamore

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