Mario Romano_ Turn this way
Da questa parte l’alternativa è finger style. Tecnica soave per l’orecchio di chi ascolta e per la stretta collaborazione tra il musicista e il suo strumento. Da questa parte c’è la musica di Mario Romano, giovane chitarrista capitolino: sei corde e ispirazione d’oltre oceano con un pizzico di origini nostrane.
Sebbene le note costruiscano un percorso sonoro ricco e variopinto, il progetto di Mario Romano, Turn this way (Ed. Kymotto Music Srl), si racconta anche a parole, basta ascoltare comodi, sul divano, e sbirciare il booklet ricco di annotazioni. Voltarsi da questa parte è gesto spontaneo, serve alla bisogna per raccontare frammenti di sé. La chitarra descrive angoli di vita, situazioni, paesaggi e sensazioni dell’artista. L’estro creativo e la passione per la letteratura, guidano il musicista (e l’ascoltatore) tra le parole di Cesare Pavese (“Kate”) e de L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (“La fontana del disamore”).
Allievo prediletto di Massimo Varini, Mario Romano trova lo spunto per scrivere in musica una dedica al suo maestro (“Max’ Pics”) quel plettro regalato, che apre nuove strade alla musica dell’artista. Ritmi e armonici sussurrano senza invadere, musica colta che lascia da parte i virtuosismi fini a se stessi per irrompere nelle orecchie di chi ascolta con il fragore dei campi, melodie ripetute, e sequenze che sorprendono per i continui cambi di senso.
Il progetto nasce in trecentosessantacinque giorni di studio dello strumento, primo approccio dopo anni di suoni elettrici. A memoria del proprio bagaglio culturale Mario sforna una chiusura del disco in puro stile samba jazz. Uno standard per un album d’esordio che si colloca in vetta alle produzioni del genere. A volte basta veramente voltarsi, per vedere meglio ciò che ci circonda.
TRACKLIST:
1. My Sweet Lady
2. Westward
3. The Best Times
4. Inaspettata
5. Turn This Way
6. La pula
7. Keep Close to Me
8. Kate
9. Grandma
10. La fontana del disamore
11. To Live Again
12. Max’s Pick
13. Compassion
14. Saudade dos Aquelos Ceùs
Federico Ugolini
Foto di Luigi Orrù
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