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Management del Dolore Post Operatorio_ Auff!

auff nuovo

auff nuovoRaramente capita alla sottoscritta di aver terminato l’ascolto di un album e di essere così carica di adrenalina, tanto da volerlo riascoltare ancora, subito, senza pausa. Beh, Auff! è la degna eccezione. Riesce a creare un bisogno nell’intimità musicale e così risuona ancora nelle orecchie in un orgasmo di note, lasciando (piacevolmente) sfiniti.

Primo album della band lancianese, Management del Dolore Post Operatorio, prodotto da MArteLabel, distribuito da Venus e con la direzione artistica di Manuel Fusaroli -mica pizza e fichi!
Si può etichettarlo come punk, new wave, cantautorato rock? E’ tutto di questo e niente. E’ un bellissimo ibrido che contiene il meglio dei migliori album italiani. I più vezzosi penseranno “mmm già sentito”, ma è tutto attualizzato e rimodernato. Dentro ci trovi ricordi di “Hai Paura del Buio”, “Il Vile”, “A Sangue Freddo”, “Siberia”, “17 Re”, ma senza manierismo o emulazione. Piuttosto ( e lo auguriamo alla band) un giorno nell’elenco di cui sopra si aggiungerà anche Auff!

Partiamo dal principio, da ”Pornobisogno”. Il piede batte cercando di sostenere la ritmica della batteria, per perdersi poi nelle liriche socio-politiche del Romagnoli, che guizza nei ritornelli e con la sua vocina “sexy al cubo” dichiara “sei tutto il porno di cui ho bisogno”.
“Auff!” –   sbuffo di malcontento e rassegnazione   – fa il verso ai poeti e parolieri, denunciando (forse) un eccesso di parole, sempre più usate e sempre più spurgate, prosciugate, fino a perdere il loro senso compiuto, fino a diventare solo parole. Ed anche qui, basso, chitarra, batteria e schizzi di synth si sposano con il testo e il suo senso logico e ti fanno muovere, ballare, liberandoti da qualunque freno tu possa avere. Menomale che Romagnoli le parole le sa usare.
In un album che non sciorina canzonette d’amore, trovi anche la colpevolizzazione della chirurgia estetica, e di quell’ irrefrenabile impulso ad essere i più belli, i più notati, i più in generale. Un’omologazione di esseri che diventano manichini dalle sembianze umane. È “Marilyn Monroe”.
“Signor Poliziotto” è il pezzo per eccellenza per la colonna sonora di una manifestazione, del concertone del primo maggio o perché no, anche diun film socio-impegnato. Non può non entrarti in testa, non puoi non cantarla, ed è sicuramente un pezzo che tocca il suo massimo durante l’esecuzione live.
“Amore Borghese”, che vanta la collaborazione della voce di Emiliano Audisio, leader dei Linea 77, funziona molto come singolo, avrebbe un ottimo impatto radiofonico e su una fascia di ascoltatori piuttosto ampia. Anche questa una romantic-sexy-provocazione.
“Norman” è il PEZZO di quest’album. Contiene le migliori reminiscenze della musica anni zero nell’epoca del 2.0. E’ bello, veloce, pungente, a tratti drammatico e assolutamente catartico. Da ascoltare ancora e ancora.

“Irreversibile”, vale la pena di averlo nella propria personale playlist anche solo per perdersi a ripetizione nel ritornello. Contiene sempre uno spirito catastrofico, fil rouge dell’intera composizione dell’opera prima dei giovincelli abruzzesi e si lega perfettamente con “Macedonia”, anch’essa impegnata, a tratti triste, ma è il bello di quest’album: ripristina il concetto di una musica attenta alla società, politica, senza essere schierata.

“Nei Palazzi”, che già all’epoca di Mestruazioni (Ep della band) si era dimostrato un gran pezzo, con la dotta mano del Fusaroli, è diventato un capolavoro di energia, rabbia, punk puro, quasi da far invida ad un matto come SidVicious.
Per scaricare la catartica-tensione dei precedenti nove pezzi e come congedo da tutto questo giusto malcontento, arriva “Il Numero Otto”. Tra ventate di elettronica e una sana e fredda new wave, la metafora del numero otto ci accompagna verso il the end , con una ballad non svenevole, che parla di amore nefasto.

Per quanto musicalmente non sia sconvolgente- ma neanche i Sex Pistols alla loro epoca lo erano!- è un album del quale si aveva bisogno, perché la generazione di Romagnoli, Di Nardo, Ceroli e Paone, troppo spesso marchiata a fuoco come nulla facente o ancor meglio sfigata, riprende in mano la situazione e con strumenti e voce si impone, denuncia, fa capire che non ci sta. E’ un disco indignato, termine tanto di moda oggi, che porta avanti la sua protesta con il mezzo più pacifico del mondo: la musica. Incanala tutte le energie, anche quelle più negative e tragiche per distruggere, senza far del male a nessuno, fottendo e non fottendosene, con un vaffanculo liberatorio, che a tratti sa di castigo. Questi Made.dopo. sono i “poeti maledetti” di cui attendevamo il ritorno.

TRACKLIST:
1 Pornobisogno
2 Auff!!
3 Marylin Monroe
4 Signor Poliziotto
5 Amore Borghese
6 Norman
7 Irreversibile
8 Macedonia
9 Nei Palazzi
10 Il Numero Otto

Ornella Stagno

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