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L’importanza di chiamarsi Ernesto

foto gruppo 2

[TEATRO] 

foto gruppo 2ROMA- Dal 7 al 26 febbraio la Compagnia dei Borghi presenta al Teatro San Paolo una delle commedie più importanti di Oscar WIlde, L’importanza di chiamarsi Ernesto.

John Worthing, giovane e facoltoso uomo della campagna inglese, finge di chiamarsi Ernest per conquistare la giovane e brillante Gwendole.
Allo stesso tempo, Algemon, cugino di Gwendole e amico da lunga data di John, per tentare di sedurre la pupilla di quest’ultimo, Cecily Cardew, finge a sua volta di chiamarsi Ernest e di essere il fratello dissoluto di John. Le menzogne in ogni commedia che si rispetti hanno vita breve, e dopo diverse vicissitudini si scopre in realtà che John, abbandonato alla nascita, era stato battezzato con il nome di Ernest e Algemon è a tutti gli effetti suo fratello legittimo. Dagli inganni dei personaggi, nel corso della commedia, è uscita solo l’effettiva realtà e loro stessi, bugiardi per passione, si scoprono infine persone oneste e sincere.

In questa pièce si è scelto di ambientare la storia nell’Inghilterra degli anni ’60, dove i Beatles divengono la colonna sonora ufficiale degli intrighi e delle vicende di queste nobili famiglie.
La Compagnia dei Borghi con Lucia Ricalzone,  Giuseppe Renzo,  Patrizia Grossi, Daniele Biagini, Ester Cantoni (in veste sia di attrice che regista), Giorgio Barlotti e Cristina Golotta, già lo scorso anno aveva presentato la famosa commedia di Oscar Wilde riscuotendo un notevole successo e ora non sono da meno nelle repliche al San Paolo. La briosità della commedia scritta da Wilde ben si sposa con gli allestimenti scenici, i costumi dell’epoca e il gusto musicale “alternativo” con cui è stata costruita la messa in scena dello spettacolo, rendendo gradevole e ilare la visione al pubblico.
La trasposizione del testo in un’epoca differente non ha assolutamente risentito della congruità dei temi affrontati, infatti le caratteristiche della buona società inglese possono essere tranquillamente scoperte, non solo negli anni ’60, ma tutt’ora.
Sapientemente presentata dalle battute di Lucia Ricalzone nei panni di una Lady Bracknell stile Regina Elisabetta, la buona società oggi come allora vive di artefatti e finzioni. Ciò che non è detto può avere molta più rilevanza di ciò che viene sbattuto davanti, proprio per questo l’onestà spesso si cela sotto tante bugie.

Manuela Tiberi

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