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Alessandra Liberato: vi racconto dei miei aquiloni

A pochi mesi dalla vittoria del MArteLive, eccoci faccia a faccia con l’illustratrice Alessandra Liberato. Dal mondo della grafica a quello della pittura, dalla Scuola Internazionale dei Comics alle prime esposizioni fuori dalla Capitale. Grandi e piccoli cambiamenti nella vita di un’artista emergente, che ci spiega come i sogni di noi tutti volano appesi a un filo d’aquilone.

Ciao Alessandra, ti faccio subito una domanda personale: tutto ciò che sappiamo di te è che hai cominciato studiando grafica, ma tutto a un tratto hai capito che la tua strada era nell’illustrazione. Com’è avvenuto questo passaggio?
E’ stato un passaggio molto naturale, anche se c’è voluto del tempo per realizzare che avrei voluto fare l’illustratrice.1 Dopo il liceo infatti, non avevo ancora le idee chiare, e mi sono iscritta all’Uni­versità, scegliendo un indirizzo che avesse a che fare con la creatività: Grafica e progettazione multimediale a Valle Giulia.
In qualche modo comunque si arriva sempre alla strada giusta. Un giorno infatti, l’artista spagnolo Pedro Cano venne in visita alla mia facoltà. Ci mostrò il suo libro illustrato ispirato alle “Città invisibili” di Italo Calvino, uno dei miei testi preferiti. Rimasi incantata dalle sue capacità pittoriche, dai colori e dall’espressività del suo segno. Le sue opere raccontavano una storia, erano quadri che si potevano sfogliare. Da quel giorno mi sono avvicinata sempre di più all’illustrazione. Non potendo colmare le lacune tecniche da autodidatta, dopo la laurea e qualche esperienza all’estero, mi sono iscritta alla Scuola Internazionale di Comics. Per me, comunque, grafica, disegno, pittura ed illustrazione sono forme diverse dello stesso impulso creativo, e più strumenti ho a disposizione, più la creatività è libera di esprimersi.

La tua passione nei confronti della narrativa per l’infanzia non è certo un segreto. In più di un’occasione hai parlato del tuo interesse verso artisti come Svjetlan Junakovic o Eva Montanari. C’è un libro che più di tutti ritieni fondamentale per te stessa?
8Si, è Principesse dimenticate o sconosciute… illustrato da Rebecca Dautremer. Mi è stato regalato al momento giusto, e ho assaporato ogni pagina. Lo conservo e lo rileggo spesso. Svjetlan Junakovic e Eva Montanari sono artisti unici nel loro genere, e nella mia libreria ci sono molti dei loro albi illustrati. Adoro il libro Ritratti famosi di comuni animali, di Svjetlan Junakovic: è un libro ironico realizzato con una cura e una maestria incredibili. L’albo che preferisco di Eva Montanari è Inseguendo Degas, la deliziosa storia di una ballerina che, in un susseguirsi di incontri e inseguimenti, guida i piccoli lettori nel mondo della pittura dell’epoca.

Un elemento comune in molte delle tue opere è l’aquilone…
L’aquilone mi affascina sotto molti aspetti: visivamente la sua forma squadrata e spigolosa contrasta con quelle morbide e tondeggianti e si adatta ad ogni scelta cromatica; percettivamente, suggerisce un senso di libertà e di leggerezza. Ma gli aquiloni sono per me anche una metafora dei sogni: tendono verso l’alto ma attraverso un filo sottile, restano legati alla realtà quel tanto che basta a non farli svanire.

Parlaci della tua esperienza presso la Scuola Internazionale di Comics. Quanto ti ha accresciuto a livello di tecnica? E soprattutto com’è calarsi in un ambiente dove tutti perseguono un sogno professionale simile al tuo?
La mia esperienza è stata formativa e positiva. Ho appreso le tecniche pittoriche, di cui ero completamente a digiuno, e durante l’ultimo anno ho lavorato anche in digitale, migliorando il livello raggiunto con la grafica. E’ stato un percorso stimolante, in un ambiente serio, ma tranquillo e familiare. Gli insegnanti con cui mi sono trovata 2meglio mi hanno aiutata a trovare il mio stile e a indirizzarmi sulla strada giusta, quella dell’illustrazione per l’infanzia.

Visto che hai parlato di digitale, che hai con esso? Lo reputi interessante o ne fai un nemico da evitare?
Personalmente preferisco le tecniche tradizionali; tuttavia mi capita di lavorare in digitale, a volte fondo varie tecniche, altre invece uso la tavoletta grafica dall’inizio alla fine.
Vedo il digitale semplicemente come uno degli strumenti che l’illustratore di oggi ha a disposizione; anche alcuni dei più grandi illustratori lo utilizzano, ma credo che per arrivare a certi livelli bisogna lavorare almeno quanto con le tecniche tradizionali, e non illudersi che sia una scorciatoia. Spesso il lavoro che c’è dietro ad un’illustrazione digitale è più impegnativo di quanto si pensi, basta guardare alcune delle meravigliose tavole dell’artista Gabriel Pacheco.

Com’è stata questa esperienza di MArteLive? E soprattutto come hai accolto la notizia della vittoria?
E’ stata un’esperienza decisamente coinvolgente, anche perchè ho partecipato in due categorie: pittura ed 10illustrazione. L’ambiente multi-artistico e la disponibilità degli organizzatori hanno contribuito a renderla piacevole e stimolante. Era la prima volta che partecipavo ad un contest di questo tipo, con l’esecuzione dal vivo ed un pubblico vario e numeroso. Naturalmente sono stata contenta della vittoria e della visibilità che la manifestazione in sé ha comportato.

A cosa stai lavorando attualmente?
Al momento ho in cantiere un paio di progetti editoriali, di cui uno in collaborazione con una scrittrice di libri per bambini. Ho inoltre alcune esposizioni in programma, una delle quali proprio grazie alla collaborazione tra MArteLive e “Studio21” a Salerno.

Parliamo un po’ del tuo futuro. Da che parte sta tirando l’aquilone di Alessandra?
Spero verso collaborazioni sempre più interessanti nel settore dell’editoria e non solo. Ma sicuramente mi darò da fare per realizzare i miei progetti senza affidarmi troppo al vento…

Giampiero Amodeo

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Alessandra Liberato, Giampiero Amodeo, illustrazione, Intervista, martelive 2011, martemagazine

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