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Il giardino incantato di Claudio Filippini

ROMA – Parafrasando un noto comico italiano “c’è grossa crisi”, e questa non risparmia nemmeno le istituzioni e gli istituti che ci hanno reso famosi nel Mondo. La Casa del Jazz di Roma, fortemente voluta dall’allora sindaco Walter Veltroni, ha visto la luce nel 2005, e da allora è stata un punto di riferimento importante per tutti i musicisti e gli amanti del jazz.

Negli anni la struttura è stata crocevia del jazz mondiale, e ha presentato nei cartelloni progetti di ogni tipo, dal giovane artista promettente nostrano, ai più acclamati musicisti americani, ai progetti in collaborazione con gli istituti di cultura più disparati e alle realtà più consolidate del territorio. In questo periodo gli appuntamenti sono, ahimè, diminuiti. La crisi generale del paese non risparmia la cultura, né tantomeno la musica, ma per fortuna non intacca la qualità. Pochi concerti, ma buoni, sopravvivono in questa giungla di tagli, tra questi l’appuntamento importante dello scorso 5 Gennaio. Le porte della Casa del Jazz  si sono aperte ad un giovane trio, che a dispetto dell’età è già 298413 2459499854424 1459992407 2707657 1833422768 nconsolidato nel panorama jazzistico italiano.
L’occasione è la presentazione dell’ultima fatica targata Cam jazz, uno splendido album che abbiamo già recensito alla sua uscita. Stiamo parlando dell’album The Enchanted Garden del Claudio Filippini Trio.

Il talentuoso pianista pescarese Claudio Filippini ha chiamato a rapporto i suoi fidi compagni musicali, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Marcello di Leonardo alla batteria con i quali suona da 7 anni ormai, per donare al numeroso pubblico, una serata degna di nota e pregna di note.
Senza seguire in modo fedele l’ordine e la struttura dei brani del cd, ha dato spazio all’improvvisazione, ha trovato nuove chiavi di lettura e ha reinterpretato il suo ultimo disco.
Grazie all’apporto di una tastiera collegata ad una loop station, ha creato atmosfere più elettroniche e sperimentali per i suoi piccoli capolavori. Quasi tutti introdotti dai suoi giochi di improvvisazione psichedelici, degli incipit che annunciavano il brano anche ai restanti due colleghi, che forti di un interplay quasi decennale, sono riusciti a cogliere perfettamente i suggerimenti del leader.
Sulla tecnica eccelsa di Filippini non c’è molto da aggiungere, quello che più di tutto stupisce nel suo approccio alla musica  è la voglia di sperimentare, di non dare per scontato niente e la sua capacità compositiva. Per tutta la sera ci ha incantato con i suoi pezzi pieni di energia quasi rock, con il romanticismo astratto delle sue ballad, con la densità del suo suono e le vibrazioni che producevano le sue mani.  
Intensi e ottimi anche i suoi compagni, che sono intervenuti con personalità ed equilibrio nell’ensemble.
Divertente col suo modo di comunicare tra il timido e il sarcastico, Filippini si è scoperto anche un simpatico intrattenitore, regalandoci così una serata speciale a 360°. Speriamo di ritrovarci presto nel suo giardino incantato!

Valeria Loprieno

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