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Emozioni e divertimento a ritmo di jazz

MODICA- Il concerto è sold out già poche ore dopo l’apertura del botteghino. Niente prevendite per la prima serata della stagione concertistica, ma file mattutine di temerari che pur di essere presenti si mettono in coda già dalle7.
Ovviamente non sono fra questi ma ho un’arma segreta: stravagante, eccentrica, determinata arma dai grandi occhi scuri. La mia amica Denise. Ferma nella sua insistenza e nella sua stucchevole supplica ottiene i biglietti al botteghino a pochi minuti dall’inizio di Piano Solo, spettacolare performance di Stefano Bollani.

Pianista sin dall’età di sei anni, Bollani inizia ad avvicinarsi al mondo della musica inviando, pochi anni dopo, una sua registrazione a Renato Carosone, il quale gli risponde suggerendogli di avvicinarsi di più al blues e al jazz. E proprio il jazz farà la sua fortuna. Si diploma al conservatorio di Firenze nel 1993 e da lì in poi il suo sogno inizia a bollani1decollare. Decisivo l’incontro con Enrico Rava che diventa il suo mentore. Molte le collaborazioni con artisti del calibro di Jovanotti, Irene grandi, Elio e le Storie Tese, Daniele Silvestri, Samuele Bersani. Nel 1998 è proclamato dalla rivista Musica Jazz miglior nuovo talento dell’anno e per lui inizia un periodo di sperimentazione e di grande produzione. Pluri-premiato, annoverato da molte riviste tra i migliori musicisti jazz del mondo e tanto amato dal pubblico e dalla critica, porta in alto il valore della cultura italiana ricevendo nel 2011 il premio Los Angeles Excellence Award. Il suo ultimo lavoro, Piano Solo, è stato scelto come spettacolo di apertura della stagione concertistica del Teatro Garibaldi di Modica, inserita all’interno del programma culturale “Un Canto di Luce”.

In piedi per più due ore, abbiamo ascoltato estasiate un pianoforte che sembrava suonato da quattro e più mani, abbiamo visto un musicista incapace di stare fermo sul suo sgabello, che ha utilizzato con dita, mani e gomiti tutti gli 88 tasti del pianoforte e ne ha pizzicato, divertito, le corde. Stefano Bollani si diverte, questo è certo. Si respira nell’aria la sua passione, il suo coinvolgimento intimo e personale con il pianoforte a coda che accoglie, nota dopo nota, le sue richieste elaborandole e liberandole tra platea, palchi e loggione.
bollani2Il concerto ha inizialmente un’impostazione seria, oserei dire quasi normale, con pezzi storici interpretati alla sua maniera, arrangiamenti jazz di “Roma non far la stupida stasera” e “Aggiungi un posto a tavola” e una stravagante versione di “Ho visto un re” di Enzo Jannacci. Non sono mancati due grandi capolavori della musica che Bollani ha eseguito utilizzando non solo le mani e la voce, ma anche la magia e la particolarità della sua reinterpretazione: “Ligia”, di Antonio Carlos Jobim, e “There will never be another you”. Dal suo repertorio il musicista ha suonato “La Sicilia, “Il Duca”, “Palomar”, “Elena e il suo violino”, “A valsa da Paula”. E poi la sorpresa finale, il concerto diventa interattivo, si stravolge sul finire con il coinvolgimento attivo del pubblico. Le richieste vengono urlate dai presenti e Bollani, carta e penna alla mano, inizia la stesura di una nuova scaletta per la performance finale. Incredibile, arrangia insieme un elenco di brani suggeriti dal pubblico, dalle ormai classiche imitazioni di Battiato in “Hai mai letto Kundera?” e Allevi al pianoforte, a quella di Paolo Conte in “Via con me”, passando sarcasticamente per “Non dirgli mai” di Gigi D’Alessio, per finire con una geniale e divertente sovrapposizione della sigla dei Puffi con “Per Elisa” di Beethoven. A conclusione del concerto, richiamato sul palco dai calorosi applausi dei presenti, ci ha salutati con una interpretazione del ”Bolero” di Ravel che non ha lasciato dubbi sul grande talento del pianista.
Non uno spartito né una nota scritta da nessuna parte, Bollani le ha tutte tatuate nell’anima, accordate nelle orecchie. Uno stile eclettico, coinvolgente, stravagante. Una bravura strepitosa e una simpatia esilarante.

Caterina Altamore

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