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Florence Tattoo Convention: dal corpo alle pareti

Omino Shiba-ok

[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

Omino Shiba-okBraccia plastificate come cotechini sotto vuoto, stinchi preservati nel cellophan attaccato con lo scotch carta sulla pelle. Sono alla Florence Tattoo Convention, ma attenzione, basta sbagliare l’entrata e si è nel mondo del candore di Tutto Sposi, confesso che il velo mi spaventa quindi preferisco pensare a come segnare il mio corpo e non la mia vita.

Quarto anno di Florence Tattoo Convention, trecento tatuatori da ventisei nazioni hanno invaso Firenze dal 4 al 6 novembre. Ovunque tatuaggi e tatuati, anche fuori dalla Fortezza da Basso, lo spazio preposto da sempre per una delle convention più giovami e più apprezzate nell’ambiente.
Questi tatuatori sembrano proprio strani figuri, io sono qui per conoscere Fabio Moro l’artista che parteciperà alla collettiva Tarot rinnovata da Alessia De Filippi pronta a fare un tour italiano ed europeo.
Fabio Moro ha un’insolita assistente, la figlia Ludovica, che disegna mentre il padre affianco tatua. “Ha imparato a tenere prima la matita che la forchetta” mi racconta Alessia, la compagna di Fabio, mentre io noto, grazie ai disegni di Ludovica, come il tratto naif del padre sia realmente vicino allo sguardo di un bambino.
Ma sarà il posto indicato per lei? Vedo tutti quasi nudi, rivestiti di plastica trasparente e protettiva e chi è vestito si Fabio Moro1spoglia con estrema tranquillità, senza il minimo pudore.
“Ne hai fatto uno? E dove? Su fammi vedere” E subito dopo la signora con i colpi di sole si alza il maglioncino per mostrare l’addome morbido e disegnato, o il ragazzo dalle spalle larghe, talmente larghe da distogliermi dalla lettura della scritta in carattere gotico, è pronto ad una posa artistica per lo scatto degli amici che immortalano l’opera unica. Mi spiegano che un vero tatuatore è come Paganini, non si ripete! Sarebbe legittimo reclamare in malo modo se si vedessero copie del segno che si porta sul corpo.
Addirittura? E che sarà mai? Aveva ragione Lombroso, da bravo positivista, a intravedere nel tatuaggio la prova di una personalità delinquente.

La convention è veramente molto grande, cerco lo spazio espositivo dedicato alle mostre per trovare i lavori su PVC di Fabio Moro, l’artista riutilizza il materiale dei cartelloni pubblicitari dei banner e colora i super eroi dei fumetti e dei telefilm. Mi aspettavo dei soggetti più smaniosi e lugubri, invece Moro sembra voler giocare con l’arte e con i ricordi che conserviamo dall’infanzia. L’ironia finisce con le opere di Andrea Antikorpo Lanzi che trasforma il lattice in inquietudine. Il tatuatore di Brescia riproduce la pelle e la trasforma in simboli. Hitler è ricoperto dalle lumache e, sotto una parete rivestita da ex voto, dei ratti si nutrono di sangue, ma in fondo si tratta sempre di un tatuatore e loro sono abituati ad avere un rapporto costante con il sangue e la fisicità.
E i toys cosa c’entrano? Nella teca di fronte ai topi di lattice ci sono venticinque toys decorati da venticinque tatuatori di tutta Italia che hanno giocato sulla plastica trasformando l’oggetto in un’opera d’arte unica. Skin’s Friends raccoglie venticinque toys decorati con la volontà di fare del bene, le vendite dei toys saranno devolute all’associazione Sammy Basso Onlus che si adopera per gli studi sulla progeria, malattia degenerativa della pelle.
L’arte e la beneficenza, tatuatori dal cuore d’oro. Eppure mio padre citava la fisiognomica quando io diciottenne imprecavo perché volevo marchiarmi la pelle. Ma questi tatuatori con figli a seguito, con studi artistici alle spalle, con le mascherine e i guanti non hanno quell’aspetto truce e delinquenziale.
Forse anche qui in Italia, dopo circa un trentennio di ritardo rispetto agli Stati Uniti è arrivata l’ondata dei tatuatori-artisti, e magari solo mio padre continua a ignorare i legami stretti con le forme d’arte contemporanee. Chi si occupa d’arte contemporanea sa che le forme artistiche più d’avanguardia al momento provengono dal mondo underground che è riuscito a dimostrare come riesce a essere poliedrico nei suoi sviluppi.
Alla convention tattoo di Firenze c’è tutto: quadri, fotografia, sculture e toys, una produzione artistica diversificata e con dei picchi altissimi in ogni sua forma. L’estetica forte di Andrea Antikorpo Lanzi si contrappone all’immaginario divertente di Fabio Moro e poi ancora le fotografie di un reportage che racconta il tatuaggio nelle culture indigene.
Chi va in giro con il cellophane sul corpo sa che il tatuaggio è l’espressione di un’esigenza artistica, un modo per portarsi una forma d’arte unica sul proprio corpo, trasformando se stessi in una tela, dando così nuovo spazio agli artisti. In un paese che non compra più arte per miriade di motivi, la cultura del tatuaggio si diffonde sempre di più, perché un quadro può essere un investimento, ma un tatuaggio unico ti rappresenterà sempre anche quando tu non vorrai più averlo.
L’arte si mischia, si trasforma e si ramifica, le forme confluiscono e diventano mille sincretismi. La forza dell’arte è sempre stata quella di saper attingere da luoghi inaspettati ai più e di costruire nuove cattedrali miscelando componenti diversi.

Shiba

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arti visive, Firenze, Florence Tattoo Convention, Shiba, tattoo

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