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MODA & ARTIGIANATO_ Unconventional Recycle

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IMG_8262E’ forse questa la matrice dei lavori che abbiamo potuto ammirare in queste finali di MarteLive 2011. D’altronde – direte voi – una persona convenzionale non può dirsi artista. Probabilmente avete ragione, ma se avete anche solo provato ad affacciarvi alla finestra dell’Alpheus nelle serate del 12 e del 13 Ottobre, sicuramente avrete notato in che modo – soprattutto nelle sezioni Artigianato e Moda&Riciclo – non vi sia un creatore nemmeno lontanamente simile agli altri.

Sarebbe un peccato ridurre l’esposizione ad un mero racconto delle due serate, senza unire, confrontare e raccontare le emozioni che l’evento globale MArteLive ha saputo regalare.
Sembra superfluo ormai citare il grandioso estro di Jacopo Mandich, già vincitore della sezione Artigianato lo scorso anno. Il legno e il ferro si abbracciano nelle sue sculture, generando con la loro unione pezzi unici, nati dalla fantasia dell’uomo e dalla perfezione della natura. E’ l’ossessione d’ogni artista andare alla ricerca del materiale che più lega con la propria visione di creazione. Lui, come gli altri, è in un percorso costante.
Percorso che ha permesso a R.R. Rodriguez di scoprire un mondo nuovo, un mondo vivo, dietro la fine di schede madre o altre parti di computer altrimenti destinate all’oblio. Una nova speranza, dunque, assegnata ai materiali. La speranza di dire ancora qualcosa nel mondo. La speranza di poter trasmettere qualcosa che non siano solo semplici scariche utili al funzionamento di una macchina. Riciclo, quindi. Quel riciclo che tanto sta a cuore ai Laboratori In-Utili e agli artisti che vi lavorano.
A generare la vita attraverso semplici retine di metallo colorate è Livia Tedeschi, capace di plasmare animali dal nulla. IMG_8240Forme e colori si intrecciano nel meccanismo della creazione, materiali si fondono nell’alchimia della fantasia. V’è anche chi, come le ragazze del laboratorio di Yes We Knit, fa del tessuto il materiale principe dei propri lavori. Non è un’esagerazione dire che – sferruzzando [ndr: traduzione di to knit] – riescono a dar forma a oggetti praticamente reali: provate voi a resistere davanti alla tentazione di quelle fettine di torta.
Suggestiva è stata anche la performance del laboratorio di PilallaStyle, un intenso momento di vera e propria creazione, in grado di catapultare per quei pochi minuti gli spettatori nel mondo dell’artista, assistendo alla sua opera di fantasia e sistemazione dei materiali, in questo caso delle fettucce tubolari di tessuto.
Anche T. Benevento si affida molto ai tessuti nella génesi dei propri accessori, ma non completamente: diversi tipi di metalli si incrociano e si fondono nelle sue creazioni, basate anche sul gioco di colori di metalli e pietre.

Questi sono anche gli ingredienti degli accessori creati da A. Ferzi, per Arjò e da R. del Ferraro, per Ramide Jewels. Mentre i monili di Arjò basano molto la propria essenza sulle pietre, quelli di Ramide Jewels sembrano più orientati ad una fine lavorazione del metallo, quasi fino a renderlo simile al corallo. La strada di M. Ferranti, invece, è quella delle sculture luminose create con carta di riso, accese dalla tenue luce delle lampadine che – poi – ne traspare. Vi assicuro che vederle nella surreale atmosfera del MArteLive lasciava di stucco. Sculture luminose da una parte e le vorticose fiamme degli artisti circensi dall’altra.

IMG_8185Ma non solo nell’artigianato si spiegano l’estro e la fantasia nel riciclo: anche quest’anno la Sezione Moda ha regalato delle sorprese, a cominciare dalla prima serata, che ha visto protagoniste V. Magrì, con la collezione Origami, G. Danese, con la collezione Fafa Style, e G. Abratis, con la collezione Barnum Circus.
La prima sfilata ha visto protagonisti abiti decorati con figure di veri e propri origami: ventagli, fermagli o decorazioni dei vestiti stessi, tutti sviluppati secondo la suddetta arte giapponese. Era dunque il bianco la linea guida di queste creazioni, colorate anche di tenui tonalità di azzurro, verde, rosso o violetto.
La collezione Fafa Style ha invece proiettato il pubblico in una sorta di dimensione gotica o steampunk, con vestiti e musica molto aggressivi, che solo verso il finale hanno lasciato spazio ad un cambio di stile, con la presentazione di un vestito da sposa in pieno carattere gothic. Otto creazioni decisamente spavalde, che hanno avuto il merito di stupire pubblico e giuria.
Barnum Circus è stata invece una collezione che ha portato sorrisi e divertimento sui volti di chi guardava. Come da nome, le sei creazioni presentate erano tratte dal mondo circense e rappresentavano ognuna un preciso e diverso artista. Particolare nota per le gemelle siamesi, un vestito che ha saputo unire due modelle – vestite da marinarette – come IMG_8293fossero una soltanto. Poi majorettes, domatori e pagliacci. Tutti particolari, tutti divertenti.
Il 13 ottobre ha invece visto protagoniste F. Guzzo e B. D’Altoè. La prima, forte anch’essa di una grande opera di riciclo, ha ricavato gli abiti esposti da bicchieri, piatti e altri oggetti di plastica destinata allo smaltimento. Ebbene, l’unione di questi ai corpi delle modelle ha reso possibile la creazione di questi coloratissimi lavori.
La Maison Ròde [ndr: di B. D’Altoè], invece, ha mostrato uno stile decisamente più aggressivo, unendo alla fantasia della stilista anche il risultato di un riciclo di gomme, camere d’aria e copertoni. La sfilata, the wild beauty of soul, ci ha mostrato vestiti corti e lunghi, in uno stile quasi giapponese (gli utlimi) o particolarmente bizzarro – vedi la colonna vertebrale in vista in una delle creazioni.
Non ci resta quindi che attendere il prossimo anno per nuove e – speriamo – altrettanto soddisfacenti sorprese.

Luca Barbon
Foto di Edoardo Ferrini

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