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El toque de Paco de Lucìa

Foto di Daniele Rotondo

Foto di Daniele Rotondo

ROMA- A distanza di un anno e mezzo il grande chitarrista Paco de Lucìa torna a Roma come ambasciatore del Flamenco per inaugurare presso l’Auditorium Parco della Musica la quarta edizione di ¡Flamenco! (dal 5 al 16 ottobre), il Festival interamente dedicato a uno degli stili musicali più affascinanti e carichi di passione dell’Europa e del mondo intero.

In scena performance di alcuni tra i più noti interpreti di flamenco spagnoli, tra cui Israel Galván, Vicente Amigo e Rafaela Carrasco, tanti i nomi presenti al Festival, tra bailaor, cantaor e musicisti, di cui il grande Francisco Sànchez Gòmez (in arte per l’appunto Paco de Lucìa) si fa portavoce.
Una carriera folgorante e sfavillante che l’ha visto alle prese con chitarra e palcoscenico già all’età di 11 anni. Un vero prodigio della musica gitana introdotto alla chitarra classica dal padre (anche lui chitarrista flamenco) che, nel corso della sua carriera artistica, ha collaborato con i più diversi musicisti di fama mondiale, quali: Al Di Meola, John McLughlin, Larry Coryell e Carlos Santana, creando e mistificando il purismo del flamenco con i ritmi brasiliani, con il jazz e con la WM_DAN_0138musica classica, dando una ventata innovativa che diventa quasi una rivoluzione musicale vera e propria. Una felice irrequietezza nella ricerca musicale che testimoniano il grande genio dell’artista e il grande respiro internazionale che ha saputo donare alla tradizione gitana.

Il 28 settembre scorso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma era gremita di gente in trepidante attesa. Sullo sfondo le immancabili palme che simboleggiano un po’ il carattere andaluso: lussureggiante, caliente, fertile, della terra e della propensione artistica dei suoi abitanti.
L’inizio è quasi in sordina: Paco da solo sul palco scalda la 6 corde e gli animi dei presenti, così da prepararli a quello che avverrà dopo. Già dal secondo pezzo, infatti, fanno il loro ingresso trionfale i due cantaores Duquende e David de Jacoba accompagnati dal bailaor gitano El Farruco alle palmas, i tre seguiranno l’intera performance di circa un’ora contribuendo con le loro voci particolarissime e con il serrato battito delle mani (palmas) a quel cante hondo che richiama attenzione.
Nel brano successivo entrano in scena gli altri artisti che accompagnano con i loro strumenti e la loro sapienza musicale Paco sul palco: il chitarrista Niño Josele, Alain Pèrez (cubano) al basso elettrico, Antonio Serrano alle tastiere e all’armonica e Piraña alle percussioni.
Sonorità flamenche, impeti jazz, prendono il sopravvento e quello che accade nella sala ha del magico: picados, falsetas incitano El Farruco al baile. Tocar la guitarra flamenca è un dono: parla quasi e il “dialogo” che parte da de Lucìa a Josele incanta tutti, musicisti compresi.
E’ un salto indietro nel tempo e avanti nel futuro, contemporaneamente. È come sentire vibrare sulla pelle l’impeto della tradizione gitana, che rimescola il sangue e rende vivo il corpo: i piedi battono da soli, le mani non possono non seguire il compàs e gli occhi sono rapiti dall’innato fascino che questa musica si porta dietro. Sembra di essere nel cuore dell’Andalusia, nel cuore del Flamenco, nel cuore della musica tutta. Ed è realmente incredibile…

Edyth Cristofaro
Foto di Daniele Rotondo

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