Benvenuti nel mio secondo peggiore incubo: Alice è tornato!
ROMA- E’ il grand guignol del rock, il manifesto liberatorio degli scolaretti americani in “School’s out” e degli incubi demoniaci di Welcome to my Nightmare, concept album che lo ha incoronato come re dello Shock Rock: é Alice Cooper, e per il pubblico dell’Atlantico Live c’è solo una parola: Paura!
Quando gli addetti del palco prima del concerto sollevano l’enorme telone che mostra il volto di Alice Cooper, è febbrile paura mista all’ansia dell’attesa che assale i tanti fan. Alice sfodera subito uno dei suoi cavalli di battaglia e prorompe sul palco con “Black Widow”. Sessantatre primavere portate piuttosto bene, considerato anche il periodo “buio” dell’artista, quando nei primi anni ‘90 esagerava con l’alcool. Trent’anni trascorsi a “spaventare” le persone nei suoi Rock horror show e ben tredici anni lontano dalla Capitale, ma oggi gli appassionati hanno sicuramente avuto pane per i loro denti. Gli occhi, lo sguardo, le smorfie e quel trucco cadaverico del rock metallico, sono ormai un marchio di fabbrica del cantante statunitense. La sua musica rappresenta ancora oggi un concentrato grezzo e saturo di rock contaminato dal folk e dal blues, fino alle mille sfaccettature del pop metal con un orecchio proteso alle sonorità alternative di questi ultimi anni.
Con lui sul palcoscenico una band di altissimo livello, tre chitarre e un muro sonoro spaventoso. Menzione speciale per la giovane e bravissima (e anche bella che non guasta mai – N.d.R.) chitarrista australiana Orianthi Panagaris, la musicista accompagna zio Alice per tutto il nuovo tour dal titolo Welcome 2 My Nightmare.
Cooper predilige i lustri di un tempo e ricalca appieno le sonorità che lo hanno reso famoso: “I’m Eighteen”, seguita da “Under My Wheels” fino a “No more Mr. Nice Guy”, brano che il pubblico canta a gran voce. Gli ultimi lavori vedono qualche spiraglio in “I’ll Bite Your Face Off”, ma poi il pubblico va in delirio con i brani che lo hanno riportato a calcare i palchi di tutto il mondo: “Hey Stoopid “ e “Poison”. Non manca quella vedova nera frutto dei deliri giovanili, scenografia ricca di personaggi, mostri nati dalla mente e dalla fantasia di un artista che ricicla se stesso ma lo fa in grande stile.
E’ con “Feed my Frankenstein” che finalmente la gigantesca creatura prende vita e colpisce pubblico e musicisti che lo accompagnano a suon di metal. Si tira il fiato con “Only women bleed”, una delle più belle ballate di sempre. Mentre la chiusura è in grande stile con quella “School’s Out”, quasi preannunciata, dove la scuola finisce per sempre (o almeno per gli ultimi interminabili minuti del concerto). Zio Alice, cilindro in testa e chiodi sparsi ovunque, saluta il pubblico con indosso la maglietta della nazionale italiana di calcio mentre sventola il tricolore e si concede l’unico bis della serata con il brano “Elected”. Ben tornato Zio Alice, sarai ancora una volta nei nostri …incubi!
Federico Ugolini
Foto Daniele Rotondo
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