Adriana Spuria_ Il mio modo di dirti le cose
Si apre questo link. Spiccioli di pubblicità, poi parte il videoclip. Nella singolare e stilosissima cornice dello splendido Art Hotel Atelier di Fiumara, la presenza accattivante della ex gieffina Sarah Nile si alterna ai suoni limpidi e cadenzati di un brano pop morbido e indefinito.
Si tratta di “Non Credo”, il singolo che fa da apripista all’out di Adriana Spuria col suo Il Mio Modo Di Dirti Le Cose, esordio autoprodotto tramite il marchio LaFabbrika.
Un ascolto che sembrerebbe far da anteprima a un progetto cool pop, improntato a un mix tra suoni lounge, suonato soul e selezioni alte di italica melodia, con occasionali comunanze con le atmosfere che si potrebbero rintracciare nella discografia di Cristina Donà.
Aspettative che salgono ulteriormente quando, avvicinandosi all’album e alle vicende che ne hanno riguardato la gestazione e la successiva genesi, si scopre che la sua produzione vede coinvolto, oltre al nucleo creativo dei catanesi Albanopower, un nome come quello di Tony Carbone, già basso con gli storici Denovo.
Ciononostante, salvo sporadiche eccezioni che non durano lo spazio di un brano, Il Mio Modo Di Dirti Le Cose si rivela una delusione senza se e senza ma.
Sarà forse per via di tante (troppe?) teste pensanti in cabina di regia, o più verosimilmente a causa della sorprendente mediocrità del tessuto di base, ma – fatta salva una produzione onesta e dai suoni limpidi e curati, e l’impeccabile missaggio svolto da Claudio Giussani al Nautilus di Milano – non molto altro si salva in questo esordio.
Non trame melodiche spente e ripetitive, che di rado riescono a decollare emotivamente e ancor più raramente a incuriosire “grazie” a un lavoro di ricerca senza dubbio lodevole nell’intento, ma decisamente impalpabile nella fruizione.
Non la pretesa vocazione brit dei suoni, che pur levigati e curati come detto si presentano tutto sommato stantii, vagamente ripetitivi e –quel che è peggio– sembrano quasi voler ergersi a filo conduttore stilistico obbligato, pur quando la natura dei brani vorrebbe, o almeno potrebbe, virare liberamente altrove.
Men che meno, vero crack dell’ascolto, l’insieme dei testi, fra allusioni fugaci a emozioni forse più immaginate che vissute, istantanee sfocate e mai davvero centrate (tranne forse nella già citata “Non Credo”, che risalta in positivo grazie a una levità finalmente non priva dell’identità che manca alla quasi totalità delle altre tracce), e il tratteggio stereotipato, piattamente bidimensionale e qua e là addirittura irritante di una figura femminile continuamente delusa e dimessa.
Certo, c’è l’interpretazione discreta e soffusa di Adriana, col quale fa il paio il mestiere ben calato negli arrangiamenti, che tra piccole luminose parentesi di chitarra e piano elettrico rendono anche godibili porzioni più o meno corpose di diversi brani, come succede nell’iniziale “Sabato Sera”, o nella chiusa briosa di “3 Sul Rouge”.
Ma, tra una cover elegante ma non trascendentale della “Un Colpo Al Cuore” di una Mina d’annata, e il languido esperimento anglofono di “The Day Before I Met You”, le note positive davvero non bastano ad evitare la forte impressione di un esordio a dir poco trascurabile e privo di ispirazione, a dispetto di una valida intenzione di partenza.
TRACKLIST:
Sabato sera
Gli anni della confusione
Portami via
Un colpo al cuore
Non credo
Una donna
Tu non mi basti mai
The day before I met you
Il mio modo di dirti le cose
3 sul rouge
Francesco Chini
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