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¡Viva la Vida!

Viva_Vida
[LETTERATURA]

Viva_VidaROMA- Una piccola sala gremita ed elegante dell’Ambasciata del Messico è stata la cornice della presentazione romana del nuovo libro di Pino Cacucci ¡Viva la Vida! il 19 aprile scorso.

Insieme all’autore, l’ambasciatore del Messico in Italia e la professoressa di Letterature Ispanoamericane dell’Università La Sapienza Rosalba Campra, che incontriamo ormai spesso nei contesti di diffusione della cultura dei paesi sudamericani nella nostra città.
Traduttore, scrittore e sceneggiatore, Cacucci è noto per i suoi libri sul Messico che conosce e trasmette più come amante che come studioso.
Con un testo sulla biografia della pittrice Frida Kahlo l’autore si aggiunge ad una serie vastissima di scritti, ragione per la quale questo libro è stato dato alle stampe soltanto ora, quando ormai la “moda” di Frida impazza già da un po’.
L’autore racconta di essere stato molto titubante nella decisione di scrivere l’ennesima biografia di questa grande donna, per il dubbio di non aggiungere nulla in merito, a parte carta ed inchiostro. Così ci racconta di aver aspettato finché la voce di Frida non fosse maturata dentro di lui, vincendo la battaglia per uscire fuori dalla sua penna. La conoscenza di questo personaggio è nata indietro nel tempo, attraverso la conoscenza della storia messicana e ovviamente di quella di altri personaggi femminili che sono indelebili nelle pagine di altri libri dell’autore come Tina (biografia di Tina Modotti, attrice, fotografa e attivista politica) e Nahuì (la “più bella donna di Città del Messico”, pittrice, poetessa, ispiratrice di artisti). Le loro storie si intrecciano in quel periodo unico che è il secondo decennio del Novecento messicano, periodo di rivoluzioni e controrivoluzioni, passioni politiche estreme, rivolte sociali, tradimenti e fervore culturale come mai. Frida è presente nelle vite delle altre due donne, perciò trattare la sua vicenda era per il nostro autore inevitabile e fatale. Inoltre Frida Kalho è onnipresente nella cultura messicana, dalle schede telefoniche fino alla paccottiglia kitch dei gadget per turisti: alla fine, insomma, ci si deve per forza fare i conti.
La professoressa Campra ha sottolineato il fatto che questa figura di donna parla nel libro in prima persona con la voce di un autore maschile e, nonostante l’apparente inconciliabilità, Cacucci riesce brillantemente ad essere una convincente Frida. Ciò è dovuto alla profonda conoscenza che, come abbiamo già anticipato derivando più dal cuore che dallo studio, non può che essere estremamente sincera.

Il libro è formalmente diviso in 3 parti: un monologo che sa di teatro in cui appaiono anche indicazioni sceniche sui movimenti della protagonista, una biografia essenziale e infine la storia della nascita del testo. L’autore ammette che in effetti sta lavorando ad una versione teatrale sulla quale non si sbilancia, ma che spera vivamente di realizzare. La forma del monologo permetteva al personaggio di esprimersi da solo senza replicare un’ennesima biografia. Frida è immaginata nell’ultima ora di vita mentre passa in rassegna tutto il proprio vissuto. Il diario della donna è stata la fonte principale  per arrivare il più possibile vicino a quelli che sono stati i suoi pensieri sulla vita e la morte, sull’amore per Diego Rivera, sulla politica e le delusioni sofferte. Nel libro alcune parole o modi di dire sono mantenuti in spagnolo, la Pelona (la Morte), amor y desamor ecc. La risposta viene dal Cacucci traduttore: si tratta di parole-crisi intraducibili in un’altra lingua e che contengono tutta la loro forza significante solo nell’originale. E lo spagnolo di queste crisi ne ha parecchie.

¡Viva la Vida! è il grido con cui Frida cacciò la morte subito dopo il tremendo incidente che le violentò il corpo. Frida rappresenta l’essenza viscerale del Messico fatta di continue contraddizioni, il senso della vita inestricabile a quello della morte, le passioni insensate e autodistruttive. Perciò per chi è magneticamente attratto da questo paese, come l’autore, non poteva restare indifferente e soltanto tangente alle vite di altri personaggi.

Francesca Paolini

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