Party per tutti i gusti
LONDRA- L’isteria collettiva pre, durante e post royal wedding è finita! Alleluja! Londra e il Regno mai così Unito ritornano alla normale frenetica vita, dopo aver accantonato l’evento mondano dell’anno che ha visto milioni di persone scendere nelle strade a festeggiare il matrimonio-fiaba che si attendeva da un ventennio.
La nota più lieta di queste celebrazioni sono state le feste spontanee che sono sbocciate in tutta la città, dei veri e propri street party che si sono modellati sulla fisionomia antropologica dei vari quartieri.
Passato il ciclone, ed in attesa dei festival musicali estivi che vedranno migrazioni di massa verso le campagne del Kent e del Somerset, la metropoli già richiede novità, sperimentazione e linfa nuova. Essendo i beat dubstep ormai entrati nell’ordinario, e vivendo la mancanza di un nuovo stile musicale che rapisca la scena, pare che in questo periodo sempre più spesso si tenda a portare a casa la festa, ricreando, riproponendo, e talvolta esagerando, i crismi imperanti nei locali più innovativi della città.
Spesso si cerca di far giungere nella casa uno stage musicale artigianale, ma di indubbia efficacia, che offre jam session a ripetizione di più o meno talentuosi musicisti, percussionisti e cantanti, ma che visti anche gli spazi talvolta angusti finisce sempre per coinvolgere i fètard ammassati nel salotto. Un’altra costante è il dress code. Infatti, è assai gradito presentarsi agghindati a dovere, soprattutto, se come spesso succede, si è in veste di imbucati, in quanto si evita l’impatto diretto col padrone di casa che invece di questionare circa l’identità, passa direttamente alle considerazioni sullo stile scelto o il personaggio che si incarna. Diciamo pure che il momento di grande vitalità socio-politica che spira attorno al mondo stimola la fantasia di chi organizza queste feste.
Un paio di settimane fa, ad esempio, per le eleganti vie di Notting Hill sono giunti in massa sceicchi di improbabili emiri, feddayin armati fino ai denti, generali inglesi in stile coloniale (?!?) e una scia di ammiccanti odalische e danzatrici del ventre. Il rumore della battaglia era veramente assordante, la popolazione era decisamente propensa a provocare disordini e le gesta di eroismo non sono mancate, tanto che pareva di essere realmente calati in una realtà da primavera araba, magari chiudendo un occhio al bando delle sostanze alcoliche, ma si sa che in Inghilterra la privacy domestica è sacra!
Un altro assist d’oro l’ha fornito il 21 maggio la presunta fine del mondo: quale migliore occasione di una dionisiaca festa in una villa per aspettare nel più gioioso dei modi la fine dei propri giorni. Oltre alle combinazioni più strane di outfit scelti per l’occasione, il tema della festa presentava un contest di varie espressioni artistiche ispirate “alla fine”. Totale libertà d’espressione era concessa: una band che suonava musica post-rock molto dark, chi invece preferiva versioni rabbiose di rap su basi elettroniche molto cupe, chi ancora dimentico della fine incombente perché già ben acclimatato nel clima-festa partiva per tangenti di jam session acustiche che di “finale” non aveva proprio niente! Ma la parte più interessante è stata la sezione che si svolgeva nei piani superiori della casa, nel clima più appartato delle stanze piene di cuscini e materassi, poeti e poetesse avvinazzati si sono esibiti in un contest di spoken word. Ovvero, vomitare parole parole e parole principalmente sul tema della fine, ma che il flusso poi dirigeva verso imprevedibili direzioni. Lo stile era assolutamente libero: chi si sentiva un dandy wildeano la buttava sull’estetico paradosso, chi dava vita a un MC scandito da rime e non da beat, chi partiva con lirismo byroniano, chi invece incentivava la performance recitata su la musicalità intrinseca all’inglese che ben si presta ad operazioni di tagli e sfumature. Veri e propri versi in libertà, che ad ogni modo, hanno saputo creare un’atmosfera carica di tensione positiva.
Se questo è l’andazzo nelle notti di questa primavera, i festival estivi possono tranquillamente aspettare…
Claudio Aleotti
Foto di Claudio Aleotti
Claudio Aleotti, editoriale, Londra, martelive, martemagazine, party