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John De Leo, sperimentare è l’essenza dell’arte

Foto di Federico Ugolini
Foto di Federico Ugolini

MArteLive, finali del Lazio. Ospite più che aspettato John De Leo, una delle voci più interessanti del panorama italico. Eclettico e virtuoso delle corde vocali, De Leo si è esibito con la sua band lasciando il segno in attesa del suo secondo disco. Ospiti a sorpresa (o quasi) Fabrizio Bosso e Roberto Gatto. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni…


Ciao John e complimenti per la bella performance di questa sera, qui al MArteLive. Dunque dal vivo ti esprimi in varie situazioni, con formazioni spesso diverse, quale momento secondo te rappresenta di più l’ascolto musicale perfetto, i giovani di oggi si avvicinano più al musicista solista, o alla band?
Ciao. Ma guarda, io mi ritengo fortunato perché il pubblico che segue i miei concerti risponde sempre bene, questa sera eravamo in una formazione jazzistica, abbiamo dovuto sfoderare un po’ tutti le nostre origini e questo è stato per 20110524-DSC_1119_copynoi e credo per il pubblico, molto stimolante. Di fatto questa sera non ci siamo né risparmiati né censurati, un fattore molto importante per me. Vorrei che il rapporto musicisti pubblico sia sempre diretto, schietto e sincero. In fondo io credo che il pubblico capisca che intendo rispettarlo, quando propongo un certo tipo di musica e di approccio all’ascolto.

Giocare è la rappresentazione della creatività. Tu usi spesso strumenti giocattolo durante le esibizioni dal vivo e in studio, cos’è per te il gioco?
Beh, è una componente determinante, se non altro per la mia personalità e nel mio modo di esprimermi, di fare arte. L’aspetto ludico rappresenta un territorio fondamentale che va rispettato e fatto proprio. Questa sera stessa abbiamo suonato e giocato tra di noi musicisti. Sai, spesso e volte si pensa che la musica per essere intesa seriamente debba essere interpretata e proposta in modo altrettanto serio. Ma a dire il vero, io diffido da chi non mette dell’ironia e del gioco nella propria arte, qualunque essa sia.

Ciò che colpisce nell’ascolto del tuo disco Vago Svanendo, è la propensione ad essere accostato alle immagini, alle colonne sonore, anche se poi testi e musica si reggono da soli in una dimensione differente…
Secondo me esiste proprio una necessità una sorta di urgenza. La musica in effetti consiglia delle immagini, le accompagna. Noi semplicemente cerchiamo di seguire quel flusso. Durante le improvvisazioni cerchiamo di lasciarci trasportare dai suoni, dalle composizioni, verso un qualcosa di immaginifico che possa ritornare anche alla vista e quindi suscitare emozioni e sensazioni nuove.

20110524-DSC_1079_copyUtilizzi moltissimi registri vocali, giochi con la voce che spesso trasformi in strumenti differenti. Quando la sperimentazione incuriosisce e quanto invece lascia interdetto l’ascoltatore?
Ma, guarda, in effetti non è affar mio. Io penso a costruire un percorso musicale che possa suscitare emozioni e portare l’ascoltatore in una dimensione sempre differente; di certo è un tentativo di portare chi ascolta in territori sconosciuti e lasciar provare loro sensazioni variegate, magari coinvolgerli e stimolare in essi stati d’animo differenti.

Senti, se ti dicessi: Gianni Morandi?
Lo conosco, In effetti ha le mani grandi, enormi! (sorride N.d.R.). Beh scherzi a parte, si, è stato ovviamente citato nel disco, nello specifico nella canzone “Bambino marrone”. In modo molto amichevole, ovviamente, ho ricordato la canzone “Sei forte Papà”. Pensa l’ho anche incontrato e credo che la citazione gli abbia fatto molto piacere. Questi innesti rappresentano per me un modo di giocare con la musica.

Quanto secondo te il nostro corpo, se pure strumento di comunicazione, rappresenta un vincolo, una cella, come si può mediare?
Sai, dal vivo inevitabilmente il rapporto con il corpo è diretto, immediato anche se di certo io non mi struggo nei movimenti, non faccio scivolate sul palco ad esempio (sorride N.d.R.), però evidentemente il nostro corpo in qualche modo è costretto a contorcersi e obbedire alle nostre richieste. In fondo è una macchina, uno strumento che a volte deve rispondere a degli input ben precisi. Così anche nel modo di trasmettere suoni e musica.

Ho notato il tuo sito, in restyling, dove dici che stai lavorando a un secondo disco in studio. In effetti sono passati più di tre anni dal precedente…
Sì, la verità è che fatico a rientrare nella “catena di montaggio”, sfornare un disco all’anno non rientra nei miei canoni, quantomeno è un mio limite. Ad ogni modo, io avrei voluto farlo uscire molto prima, ma si tratta di un progetto abbastanza complesso, un susseguirsi di idee che mi “perseguitano” sin da quando ho terminato Vago Svanendo.

Stai andando nella medesima direzione?
Ma assolutamente no! Quando ho scritto Vago Svanendo sono rimasti aperti molti canali di comunicazione che 20110524-DSC_0967_copyancora non ho avuto modo di sviluppare, con i quali esprimermi. E forse credo che non mi basterà una vita per raggiungere e concretizzare l’idea che avevo e che ho in testa. Anzi in realtà, proprio terminato il primo disco, avevo già  in mente questo nuovo lavoro, in effetti è un momento di evoluzione e di cambiamento che mi porto dietro e che mi seguirà per tutta la vita. Lo stesso primo disco, oggi, lo vivo in modo differente da come l’ho composto e pensato qualche anno fa. Tanto è vero che oggi, nelle esibizioni dal vivo, lo si ripropone con una veste sempre nuova. Cerchiamo di rappresentare quell’idea in un contesto nuovo, vederla sotto un’altro aspetto. In effetti si cambia, perché si cresce in qualche maniera e ci si ritrova differenti rispetto ad un momento precedente. Senza retorica noi cambiamo ogni secondo… in ogni caso, sì, ci sono dei concetti che vorrei tentare di mettere a fuoco.

Qualora qualche altro artista, che proviene dalla danza o dal teatro volesse esprimersi rimodellando la tua musica, la tua arte…
In realtà e paradossalmente questo è accaduto già, alcuni brani o frammenti di brani sono stati utilizzati da performer, o da corpi di ballo. Peraltro una mia prerogativa è sempre stata quella di interagire con altri artisti. Ho in testa un progetto, quello di poter lavorare all’interno di un museo e interagire con le opere esposte, quadri, affreschi o anche sculture magari. Creare un rapporto di scambio con l’opera che ti è di fronte, quindi dare loro un suono, una dimensione musicale. Una sorta di installazione pluriartistica e pluriespressiva. Ecco, questo mi piacerebbe molto. Se nessuno mi dovesse chiedere di farlo, allora vorrà dire che lo farò io, per conto mio.

Quanto c’è di Frank Zappa nella musica di John De Leo?
Sinceramente molto poco. Ma solo perché l’ho scoperto tardi. Molte persone mi hanno chiesto in passato se lo avessi ascoltato o se facesse già parte del mio background culturale. Io in realtà ho finto biecamente di conoscerlo, ma non era così. Avevo in mente solo alcune sue composizioni, quelle più note. Oggi sto cercando di documentarmi su di lui e riconosco il genio. Un grandissimo artista e compositore, che ha saputo muoversi dal rock alla musica classica contemporanea.

20110524-DSC_1014_copyUn cenno sulle sonorità che caratterizzeranno il tuo prossimo disco?
Mi piacerebbe continuare a lavorare con il quintetto stabile. Con Achille Succi e il suo clarinetto, e sicuramente integrare tutte quelle esperienze avute in questo periodo con il gruppo, anche con musicisti come Gianluca Petrella, tanto per citarne uno e con il suo gruppo o con Roberto Gatto, grande batterista che si è esibito con noi questa sera all’Alpheus. Sono artisti che ho già incontrato però potrebbe essere stimolante trovare un intreccio sonoro proprio con le loro formazioni.

Per avere altre informazioni fresche su di te? Consultiamo il tuo sito?
Certo, poi c’è il mio MySpace e un blog interessante che racconta giorno per giorno (o quasi) quello che sto facendo. Questi gli indirizzi:
www.johndeleo.org/blog
www.myspace.com/johndeleo

I prossimo concerti di John De Leo:
GIUGNO 2011
04/06 G.Petrella I-Jazz Ensemble + J.DeLeo “Progetto Rota” > Novara – Novara Jazz Festival
06/06 R.Gatto group + J.DeLeo  “Progressivamente” > Fasano (BR) – Fasano Jazz 2011, Teatro Kennedy
LUGLIO 2011
11/07 G.Petrella I-Jazz Ensemble + J.DeLeo “Progetto Rota” > Fiesole (FI) – Vivere Jazz Festival, Teatro Romano
17/07 J.DeLeo / F.Tarroni Duo > Palermo – Palermo Non Scema Festival
AGOSTO 2011
05/08 Orchestra Sinfonica Valle d’Aosta + J.DeLeo + M.Collignon > Aosta – Festival Strade del Cinema

Federico Ugolini
Foto di Federico Ugolini

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Fabrizio Bosso, Federico Ugolini, Intervista, jazz, John de Leo, martelive 2011, martemagazine, musica

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