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Nei panni di Max Gericke

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[TEATRO]

untitledROMA- Fino al 3 Aprile è in scena al Teatro In Scatola di Roma Max Gericke di Manfred Karge, interpretato da Sabrina Venezia che ne firma anche la regia e l’adattamento drammaturgico. Lo spettacolo ha già registrato esito positivo nel 2008 al Teatro Vascello ed è stato portato in scena anche a Palermo al Teatro delle Balate il 18 e 19 Marzo.


Sabrina veste i logori stracci della moglie di Max Gericke, operaio gruista che muore prematuramente lasciandola senza un granché all’alba della depressione tedesca degli anni precedenti all’ascesa di Hitler. Ormai sola e alle soglie della vecchiaia, la donna racconta dalla Sabrina_1sua misera casa dell’ ormai Germania dell’Est la sua tremenda vicenda. Assistiamo quindi al recupero delle memorie che si concentrano sull’episodio centrale: l’appropriazione dell’identità del marito per continuare a lavorare in fabbrica e sopravvivere in qualche modo alla miseria. Lasciati gli abiti della moglie, seppellito di nascosto il marito, ne prende l’identità travestendosi per non farsi riconoscere. Aiutata dalla fortuna il gioco riesce, ma presto la soluzione diventa anche l’incubo. Per imparare ad essere uomo deve saper bestemmiare, sputare e bere, vizio che non si toglierà più. Nei giorni del racconto la protagonista accompagna la narrazione a grandi sorsi di birra che non aiutano a mandare via l’amarezza di tutta una vita. Una voce roca e arrabbiata produce un racconto fatto di pezzi, che combaciano in momenti di un triste puzzle esistenziale: l’ansia di essere scoperta, la voglia castrata di maternità e di carezze, la chiamata alle armi durante la guerra, l’uccisione di un soldato per evitare lo stupro.
L’attrice si muove nell’intero spazio scenico a volte anche uscendone fuori e vivendo il ricordo come se stesse accadendo al momento. Interessante è l’interazione con gli oggetti, ad esempio l’uso della branda che funge da letto per marcare il momento in cui avviene il racconto e segnare una linea temporale immaginaria.
Il letto e la bottiglia di birra sono la rappresentazione simbolica del suo lugubre presente. Anche la fisicità dell’attrice è duramente messa alla prova per interpretare la completa perdita del proprio essere donna: evidenti sono i peli sulle gambe e i capelli bianchi le nascondono il viso per metà. Un degrado fisico che riassume la perdita della propria identità, assorbita dall’ossessione di un nome che risuona tremendo nella pièce senza mai farsi volto: Max Gericke.

Francesca Paolini

Francesca Paolini, In Scatola, Manfred Karge, martelive, martemagazine, Max Gericke, Nei panni di Max Gericke, Sabrina Venezia, teatro

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