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La scuola delle mogli al Valle

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[TEATRO]

La-scuola-delle-Mogli-Walter-Malosti-300x199ROMA- Il capolavoro di Molière in un’insolita ambientazione onirica: La scuola delle mogli, una delle opere più conosciute e ammirate di Molière, è andata in scena al Teatro Valle dal 22 febbraio al 6 marzo riscuotendo un gran successo da parte del pubblico.

Arnolphe, signorotto del Ceppo, s’invaghisce della piccola Agnés conosciuta quando lei era poco più che in fasce e l’adotta per crescerla e farla diventare una futura buona moglie, devota e un po’ ignorante come richiede la società.
Tuttavia la piccola fanciulla conosce Orazio, un giovane romantico e sognatore di cui si innamora perdutamente, confessando con ingenuità al suo padrino la scoperta di questo nuovo sentimento. Colpito al cuore e ferito nell’orgoglio, Arnolphe le penserà tutte per allontanare i due ragazzi e poter finalmente sposare la sua docile moglie, ma gli imprevisti sono dietro l’angolo e come ogni commedia che si rispetti dell’epoca tra mille peripezie, tradimenti, colpi di scena e macchinazioni si arriverà ad un lieto fine. L’insolita ambientazione, che ad una prima vista sembrerebbe più quella di Alice in Wonderland che di una commedia francese del XVII secolo, colpisce subito lo spettatore per l’audacia e l’intuizione che hanno avuto lo scenografo, Carmelo Giammello insieme al regista Valter Malosti.

Su di un piano inclinato disposto con una piattaforma ovale a scacchiera bianca e nera  i nostri personaggi camminano, corrono e discutono. Intorno a loro il tronco di una quercia, un cervo (simbolo delle corna?!) ed una sorta di armadio/casa da far invidia alle Cronache di Narnia per la capacità di aprirsi a diversi ambienti senza soffocare la scena.
Insieme alla scenografia sicuramente anche le scelte musicali e la traduzione del testo rendono questo primo lavoro di Malosti su Molière un’originale messa in scena : “Attraverso un processo di ri/creazione del testo – spiega il regista – seguendo un intuito musicale e guidato nella traduzione da un gesto linguistico che deve poi farsi teatro, ho creato una partitura che, passando per il melodramma verdiano, arriva alla canzone, all’hip hop, e ho trovato una misura espressiva in versi liberi, giocando con rime, assonanze e ritorni di suono; a volte screziandola con un francese maccheronico, eco della lingua artificiale dei comici italiani che dominavano i palcoscenici parigini del ‘600. L’utopia è ritrovare, almeno in parte, la folgorante musica di Molière, che nell’originale francese deflagra e scintilla per mezzo del verso alessandrino e delle rime, vibrando con una corda quasi premozartiana, e trovare uno spazio nell’immaginario delle persone che condivideranno con noi questo viaggio”.
Insieme ai bravissimi attori tra cui lo stesso Malosti nel ruolo di Arnolphe una menzione speciale va a Valentia Viraldo nei panni della servetta di Arnolphe, di una vecchia megera, ma soprattutto dell’educatrice personale di Agnés (in un abito da burlesque) nel bon ton della moglie perfetta: un po’ scema, senz’altro ignorante, molto gioviale quando serve e umile di fonte al padrone. Proprio quello che ogni uomo desidera, sicuramente uno del XVII secolo!

Manuela Tiberi

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