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Captain Quentin: Math rock alla riscossa

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[MUSICA]

captainquentin_3ROMA- Un elicottero giocattolo si alza sulle teste del pubblico. Cade. Non c’è il tempo di pensarci, si è già rialzato. Ecco il flusso sonoro dei Captain Quentin: vieni preso da un concetto, sei lì e ce l’hai quasi in mano. Ma in un attimo cambia, si rialza e ti esplode in faccia.

E’ questa la sensazione che ti sbattono addosso i Captain Quentin che, da Taurianova, hanno dato appuntamento a Le Mura il 4 marzo per presentare anche nella Capitale il loro secondo disco, Instrumental Jet Set, uscito per la From Scrath Records il 26 febbraio e pronto ad essere esportato per lo Stivale.
Un flusso che va liscio, schizzato e frizzante. Ennesima dimostrazione del potere del suono sulla parola. Suono che, se preso con la giusta ironia, sa creare percorsi chiari e limpidi quanto devastanti e molto più contorti di quanto possano curvare le parole. Con quel sano squilibrio (che ricorda la Magic Band del capitano da cui prende il nome il gruppo) loro si divertono, sfoderano i pezzi del nuovo disco e mescolano le carte in tavola appena possono. Il rischio di affezionarsi ai pezzi non c’è. Come non c’è qualcosa che spezza la corrente elettrica, sintetica, rock e matematica. L’ampio uso di synth, spesso distorto e intensificato, frutto degli effetti di Colarco e Alessi ne fa il filo conduttore, la base da cui non staccarsi: l’identità di un sound che non lascia zone d’ombra e che amalgama perfettamente sintetizzato e old style. Il tutto permesso da una sezione ritmica che convince anche troppo (soprattutto in “Le case avanti”).

Non si fa aspettare il primo singolo in uscita “Gamma rana” (anagramma di “anagramma”) divertente, lucido e iperbolico riassunto dell’identità dei Captain Quentin. Sul palco si può toccare l’instabilità sperimentale dei Faust e la tecnica alla Don Cab messa nei punti giusti. Nei pezzi la follia vera di chi riesce a titolare “(Ognuno ha il proprio concetto di) Intervallo” (breve intramezzo prog jazz), “La distanza inverte il semaforo”, calderone di vibrazioni extraspaziali e ordinata psichedelia; come fosse una risposta “Mai stati sulla Luna”, che si affida alla voluttuosità delle corde di Alessi e Andreacchio.
Ritorni di fiamma verso il primo disco con “Dilliman”, e la cosiddetta musica sbagliata di “Certe cose determinate” (che dava il nome al disco del 2007). E poi distorti richiami a Zorn (Rodofili si butta in un avanguardistico momento sax), a Battiato (“Ti sei mai chiesto quale funzione hai?”).
Insomma i Captain Quentin, semplici e di classe, convincono. Resta da vedere per quanti il math rock è un’opinione. Nel frattempo a Roma c’è stato uno scambio equo: i Captain Quentin ci hanno lasciato un nuovo modo di condensare espressioni musicali, loro si sono portati a casa un paio di occhiali a forma di boccali di birra. Ma no, questa è un’altra storia…

I Captain Quentin sono:
Michele Alessi: chitarra, tastiere, synth
Filippo Andreacchio: chitarra
Massimo Carere: batteria
Enzo Colarco: synth, piano
Libero Rodofili: basso, sax

http://www.captainquentin.it/

Emiliana Pistillo
Foto Davide Di Santo

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