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Tangled: l’intreccio della torre

Alessia_Grassoi
[CINEMACITTA’]

Alessia_Grassoi“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli, che per salir mi servirò di quelli” : Rapunzel una fanciulla che ha da sempre vissuto all’interno di una torre priva di scale e porta d’ingresso. Accudita dalla madre Ghotel, la fanciulla nasconde in sé un magico potere: cantando una breve filastrocca, la sua lunga chioma bionda dona non solo la guarigione contro ogni tipo di ferita, ma può anche portare all’eterna giovinezza.

Desiderosa di conoscere l’esterno, lontano dalla torre e di comprendere il misterioso evento delle lanterne luminose, che capita una volta all’anno nel giorno del suo compleanno, Rapunzel compier sua mossa decisiva con l’apparizione rocambolesca di un ladro fuorilegge, Flynn Rider.
Giunto al suo 50° anniversario, la Disney ha voluto festeggiare con una fiaba che ripercorresse uno stile antico, vicina a tutte le storie che ci hanno accompagnati fin da bambini: Biancaneve e i setti nani, La bella addormentata nel bosco, Cenerentola, La Sirenetta e chi più ne ha più ne metta.
Dopo la fusione Disney/Pixar, ormai da oltre quattro anni, ci si è riappropriati del semplice racconto fiabesco, estratto da una delle Favole, per lo più “macabre”, dei fratelli Grimm.
Attraverso le ovvie modifiche apportate nella trasposizione Disneyana, Tangled (titolo originale rapunzel_locandinadella pellicola, che ha visto in Italia la traduzione in Rapunzel, l’intreccio della torre), si fa manforte con le canzoni del veterano Alan Menken (La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladin), apportando quel sapore di musicalità che con il tempo si era fin troppo perduto.
Non eguaglia purtroppo, in tal senso, i suoi grandi precedessori ed ormai le canzoni, di scarsa enfasi, si riproducono senza donare grandi emozioni nelle loro spicce esecuzioni, eppure la pellicola si dimostra frizzante, piacevole quanto scorrevole, commovente sotto certi punti di vista.

Il principe di turno (nella versione originale della favola), questa volta viene sostituito con un ben più moderno furfante, ammiccante e provolone, avventuriero, ricolmo di mal celati sentimenti puri. La principessa, dal suo canto, rispetta il canone di tutte le eroine disneyane, usando una femminilità ed una vitalità che ci riportano alla memoria Belle o Jasmine. Rapunzel, in questa maniera, ci risulta familiare e piacevole proprio perchè ammicca a tutte le opere di casa Disney, usando tuttavia la classica digitalizzazione che ha dato il via al più ben famoso Shrek: le pulizie nella torre ricordano tanto Cenerentola, la scena notturna nella barchetta la Sirenetta, le vicissitudini dei regnanti ci riportano alla Bella Addormentata nel Bosco, così come la finale unione tra il Cavallo-segugio-comandante e il protagonista maschile.
La cosa certa che ormai, i cartoni animati di oggi, al di fuori dei disegni di un tempo che mai più torneranno, propongono dei connotati più ironici, comici, al di fuori di piccole scene seriose che non lasciano abbastanza respiro: il gruppo di cattivi che si rivelano portatori di sogni in realtà buoni e artistici sono stati già ampiamente studiati in Shrek, ma la trovata del cavallo bianco, unica ed implacabile figura d’ostacolo divertente e trascinante, così come le crisi mentali di Rapunzel una volta uscita fuori dalla torre, sua unica casa fino ai diciotto anni, sono novità interessanti.

Eventi che si susseguono, esilaranti ed unici: il personale Wanted di Flynn, dove sbagliano sempre a disegnargli il naso creando una lista abbastanza varia, il diadema che Rapunzel non sa come mettere e la lunghissima chioma bionda, di sicuro nuova passione di tutte le bambine del mondo, che viene quasi usata come arma micidiale. Ed è bello, e anche particolare, osservare la sfumatura di una strega caricaturale, priva di reali poteri catastrofici, ma semplice manipolatrice, silenziosa ed ingannevole figura che mente pur di avere ciò che desidera, prendendosi cura della principessa e vegliandone le sorti (difatti, nella fiaba dei Grimm, non è realmente considerata un personaggio “cattivo”).
Una cosa è certa, all’inizio del nostro 2011, dopo un po’ di spumante e l’ultimo rimasuglio del nostro panettone, Tangled è una di quelle pellicole che riportano alla luce il lato migliore della Disney, classificandosi come una delle più piacevoli sorprese di inizio anno. Forse non possiamo veramente più tornare indietro nel tempo, con le nostre melodie preferite, ma con una visione moderna e un po’ di speranza in più la strada dei sogni è assicurata.

Alessia Grasso

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