Some disordered Christmas interior geometries
ROMA – Otto spettacoli al giorno per otto giorni, dall’8 al 15 Dicembre. Ad assistervi un massimo di cinquanta persone, ospiti del Silos, a pochi passi dalla Colonna Traiana, della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.
Sono stati chiamati ad incendiare il glaciale clima natalizio capitolino fine 2010 il duo Ricci-Forte per un corto-spettacolo teatrale di venticinque minuti volto ad instillare sensazioni più che fatti. Dove non importa l’esibizione in sé nei silenziosi block fisici o nelle inaspettate combinazioni epilettiche degli attori fantasmi, quanto quello che per lo stomaco del singolo spettatore possa risalire. E ricordare. In questa corsa contro il borghesismo così fastidiosamente perbenista e sottolineante l’ovviamente falso benessere italiano, la squadra di Macadamia Nut Brittle, grande ensemble del teatro rivoluzionario italiano, sferrano un duro colpo all’algido ed austero colosso del Natale dei nostri tempi. E lo fa a colpi di scure.
Some disordered Christmas interior geometries: un titolo complicato per un’opera sicuramente non semplicissima. Prendendo spunto dall’aria natalizia, quest’anno respirata mediaticamente in Italia quando il deblocage del Novello non era stato ancora festeggiato, i bravi Ricci e Forte ingegnano un Natale alternativo, traendo spunti e sensazioni da quello che era il loro Natale, trasponendolo in copia carbone versione 2010-2011.
Ciò che emerge da questo Natale disordinato è una totale mancanza di serenità e di pace: una festività ben diversa da quelle di qualche decennio fa, quando nel mondo si respirava un clima di prosperità, di ottimismo, di pace. Un alternarsi di immagini e provocazioni che ripropongono frammenti culturali e sociologici che ricostruiscono il Natale d’oggi, quello di una societas sempre più deturpata dei suoi valori fondamentali e più impregnata di un estetismo privo della sua valenza artistica. I protagonisti si muovono su questo scenario, in questa quasi sepolcrale location che fonde la grande storia e classicità dell’Urbe romana alla nuova tendenza capitolina di luogo diffusore di finta prosperità, intelligente consumismo ed ingenuo benessere.
E parlano di ricordi, immagini della loro adolescenza, in questo viaggio interiore tra passato e presente, quando sbiaditi dejavù provocano spasmi corporei e mentali sino alla totale alterazione della propria personalità. E, consapevoli di questo, giungono a porgere un brindisi a questo nuovo fragile e patinato impero culturale in tacchi alti e calze a rete, prima di scendere nell’abisso infernale che ci ha reso tutti vittime di un sistema spersonalizzato.
Trasgressione, nudità ed un ordinatissimo ed efficiente disordine sessuale fanno da cornice alle lettere a Babbo Natale, alle urla di insoddisfazione per la proprio conditio umana, alla foga di strapparsi di dosso le catene ed i propri abiti così socialmente imposti. Per giungere ad una più semplicistica e naturale immagine di sé. Dove non conti ciò che si porti o cosa si mostri di sé, quanto effettivamente quel che si è. Lo stile riccifortiano, come loro ci hanno abituato, è immediatamente riconoscibile: può piacere o no. Inizialmente anche io ho sospettato che questo eccesso di carnalità e di esibizione di membra e fisici più o meno scultorei servisse da richiamo massocratico e da ricamo provocatorio. Poi ho deciso di spazzar via con la mano quei falsi perbenismi intellettuali e dietrologie giornalistiche. Ed ho cercato di unirmi amorevolmente alla foga catalettica degli attori, scoprendo rabbie e nostalgie di quando credevo nel Natale, di quando immaginavo ingenuamente e puerilmente un mondo diverso. Ricordi di una fanciullezza non talmente lontana da poter sembrare sepolta sotto strati decennali e strali invecchiati. E, mentre candido latte scende sui loro corpi seminudi per placare l’unico bisogno primordiale non cancellato dalla tendenza plagiante e globalizzante, trovarmi infine a chiedere come abbiamo fatto a ridurci a cinici serial killer del Natale.
Undici performer: Anna Gualdo, Andrea Pizzalis, Anna Terio, Barbara Caridi, Elisa Menchicchi, Fabio Gomiero, con Giuseppe Sartori, Marco Angelilli, Valentina Beotti, Valerio Sirna, Velia Esposito
Regia di Stefano Ricci e Gianni Forte.
Francesco Salvatore Cagnazzo
(Foto Lucia Puricelli, Daniele Virgilia Antonelli)
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