Perturbazione: non è tempo rubato
[MUSICA]
ROMA- Il 15 gennaio scorso il Circolo degli Artisti ha ospitato una delle poche piacevoli variazioni meteorologiche portate dall’inverno: i Perturbazione, il cui nuovo singolo “Buongiorno buona fortuna” – tratto dall’ultimo lavoro Del nostro tempo rubato (2010) – sta riscuotendo un enorme successo di pubblico, si sono esibiti sul palco del rock club romano regalando al numeroso pubblico accorso un live allo stesso tempo emotivo e coinvolgente.
Niente spalla per il gruppo piemontese, che apre alle 22.20 lo spettacolo con “Esemplare” (Del nostro tempo rubato, 2010) cui seguono “Nel mio scrigno” (Pianissimo fortissimo, 2007) e “Portami via di qua, sto male” (2006), traduzione tributo di “Get me away from here I’m dying” dei Belle and Sebastian.
Tra i brani proposti “Mao Zeitung”, la poesia de “Il palombaro”, l’amarezza di “Mondo tempesta” (Del nostro tempo rubato, 2010), “La rosa dei 20”, la malinconia di “Agosto”, “Il senso della vite” (In circolo, 2002) e la sorridente “Se Mi Scrivi” (Canzoni allo specchio, 2005).
Ciò che amo in questo gruppo da quando l’ho scoperto – ebbene sì, mi sbilancio – è la grande cura prestata alla costruzione della canzone, la cui forma standard (strofa-ritornello-strofa-inciso-ritornello, ad esempio) non sembra affatto essere un limite alla scrittura, tanto dal punto di vista melodico quanto da quello testuale, sempre sapientemente intrecciati tra loro: esemplare il finale di “Mi piacerebbe” (In circolo, 2002), eseguito nel primo bis insieme alla meravigliosa e commovente “Leggere parole” (Pianissimo fortissimo, 2007).
La musica italiana da sempre soffre di una sorta di pregiudizio ideologico da parte degli stessi italiani, che si affacciano al di fuori dei propri confini per cercare altrove modelli, forme e ispirazioni: è come se la dicitura “rock italiano” contenesse in sé un ossimoro. Forse sarebbe più saggio ammettere che non di solo rock si tratta, ma di rock d’autore, ovvero non di musica leggera, ma nemmeno di hard and heavy: se si preferisce – ma a me personalmente crea non poco disagio – si può mettere tutto nell’informe calderone dell’indie, con tutti i rischi di spersonalizzazione che ne conseguono.
I Perturbazione sono dotati di queste due anime, e l’uso reiterato di linee di chitarra che sono riff (per il rock) e arpeggi (per la parte autoriale della questione), porta proprio in questa direzione insieme alle melodie ossessive di violoncello e tastiera: come ad esempio in “Primo” eseguita con grande pathos, cui seguono la title track del nuovo album, il nuovo singolo “Buongiorno buona fortuna” e “Cimiterotica”, sempre dall’ultimo lavoro.
A completare il primo bis, “Arrivederci, addio”, mentre il secondo bis presenta una toccante “I complicati pretesi del come” (entrambe da In circolo, 2002) e conclude lo spettacolo con “Animalia” (Canzoni allo specchio, 2005).
Chiara Macchiarulo
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