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Jacopo Mandich: emozioni della materia

Jacopo Mandich è stato il vincitore della Sezione Artigianato del MArteLive 2010. Scopriamo con questo scultore poliedrico, che è sempre alla ricerca di nuovi stimoli, cosa vuol dire lavorare con la materia, cosa vuol dire trasformare le sensazioni, le emozioni ed i sogni in qualcosa di tangibile e concreto utilizzando materiali riciclati, con un occhio rivolto alla natura e uno rivolto verso le domande esistenziali che ognuno di noi si porta dentro…

L’arte ha sempre indagato sul mistero dell’esistere, al di là delle definizioni di cui nel tempo è stata fregiata,il suo scopo,motivo e valore rimangono avvolti nel mistero.”  Questa è l’introduzione del tuo sito, e ci catapulta immediatamente alla ricerca di una risposta, per Jacopo Mandich che cos’è l’Arte?
Che cos’è l’arte è appunto un dilemma che si presta a mille soluzioni diverse. Per convenzione DSCF0369vengono scelti dei criteri comuni sui quali però non va fatto cieco affidamento, perché il valore, il significato, il ruolo che ha l’arte è personale, come sono personali le emozioni che suscita.
Questo termine per me  contiene molti concetti: è strumento, gioco,espressione, azione, sfogo, liberazione, indagine, sperimentazione, percezione, conoscenza, sogno, delirio, ragionamento, ma soprattutto per me è una necessità: è il modo migliore che ho trovato per cercare di comprendere quanto mi accade come essere umano e trasformarlo, dargli  una forma per comunicarlo all’esterno. E’ liberatorio e allo stesso tempo è puro divertimento, sana fatica e voglia di sognare nella realtà.
In definitiva l’Arte rimane permeata dal mistero perché, dinamica, sfugge alle definizioni immobili questi sono gli eterei confini nei quali a malincuore, questa volta, la iscrivo.

L’opera d’Arte è il linguaggio che l’artista usa per esprimersi, perchè tu hai scelto la scultura? Come ti sei avvicinato ad essa?
Ho un’attrazione innata per la materia e un amore per la forma che è cresciuto con il tempo, che mi hanno guidato all’incontro fortunato con la scultura, dimensione nella quale sono riuscito a sviluppare un mio linguaggio, soprattutto un volta terminato il percorso accademico. Trovo estremamente affascinante l’idea di imprimere negli elementi una condizione particolare, come in un composto alchemico, si agisce sulla materia per trasformarla seguendo le sue leggi, i suoi stimoli, guidandola verso le proprie finalità caricando cosi “l’oggetto” dell’idea e dell’emozione. E’ un viaggio che ti porta in contatto con le energie primordiali che hanno generato la materia, lasciando l’impronta della loro potenza criptata negli elementi, pronta ad essere svelata, rievocata, indirizzata in un disegno prestabilito.

DSCF0271Hai un approccio fortemente materico con opere che in realtà sono veicoli o espressioni di emozioni e sensazioni, come riesci a coniugare questi due aspetti e far convergere le une (le emozioni) dentro le altre ( le opere)?
E’ la materia stessa che offre forti emozioni che cerco di scoprire, di valorizzare e di inquadrare nella narrazione. La slabbratura sul bordo di una spessa lastra di metallo strappata, manifesta già tantissime possibili suggestioni, interpretazioni simboliche e metaforiche da organizzare nel proprio racconto. Più che far convergere le emozioni nelle opere, le estraggo dagli elementi e ci gioco nelle opere, quello che converge nella materia è l’intento.

Sappiamo che prediligi l’utilizzo di materiali riciclati per realizzare le tue opere: quali in particolare e soprattutto perchè?
Esistono implicazioni molto profonde nella scelta dei materiali, ma mi limiterò ad analizzarne alcuni aspetti: il ferro per me è un elemento molto evocativo e duttile, di sapore antico ma con un forte carattere industriale, suggerisce distruzione e creazione, offrendo un infinità di suggestioni emotive e possibilità meccaniche. E’ potente e  resistente, ma allo stesso tempo “inriparabilmente” ossidabile e rigido, un minerale che sembra così alieno alla nostra composizione fisica, ma che mantiene un forte legame con la nostra umanità o disumanità. Dalla pistola alla trave, dall’ago all’aereo, sono molti i simboli che questo materiale sa vestire, questo lo rende oltre che molto comunicativo, anche facilmente reperibile nella quotidianità urbana, per me quindi è un materiale molto prezioso, con il quale ho iniziato il mio percorso artistico professionale in modo spontaneo, naturale. Inoltre il 3corre1riciclaggio ti permette di sperimentare serenamente, senza ansia di spreco e di costi, diminuendo l’impatto ambientale e promuovendo sensibilizzazione e coscienza. Questi sono alcuni dei motivi che rendono il ferro (materiale altamente riciclabile), insieme al legno, uno dei miei materiali prediletti.
Il legno è un materiale arcaico, vivo, caldo e avvolgente, evoca la maestosità della natura, l’energia di qualcosa che nasce, cresce e muore. Ispirando sentimenti e sensazioni, questo materiale suggerisce armonia e rispetto solido, stabile ma elastico, composto di fitte strette trame sovrapposte, come fosse un muscolo, anche lui con un pesante bagaglio di suggestioni e simbolismi è predisposto a veicolare emozioni. Si lavora piacevolmente e si presta a svariate tecniche, effetti e trattamenti inoltre è ancora molto presente nella nostra quotidianità, quindi di facile reperibilità. Sto affrontando negli anni tanti materiali interessanti come la pietra ed il bronzo e, grazie alla collaborazione con il gruppo Vetromaghie, il vetro soffiato (rigorosamente riciclato), e spero di conoscerne tanti altri ancora.

La predilezione di ferro e legno, due materiali così agli antipodi (freddo-caldo/ vivo-non vivo) come si sposano?
Ferro e legno entrano facilmente in sinergia, creando un armonioso gioco di opposti o una distruttiva invasione aliena che è la base su cui si muovono molti miei lavori. L’intreccio di queste due polarità di volta in volta gestito in modo diverso, è per me un continua fonte di riflessione, uno specchio nel quale scoprire la posizione del mio punto di vista, sottolinea il dualismo, gli opposti e l’ unico. L’emozione, veicolata da materiali così potenti ed opposti in sinergia fra di loro, è  per me profonda ed intensa critica di parallelismi con il nostro mondo interiore.

Bolla-di-mezzoQuanto la materia si piega alla tua volontà? E quanto tu alla sua?
E’ un rapporto di complicità e sperimentazione con la materia. Il modo in cui ho imparato a ottenere quello che mi interessa da un materiale passa attraverso la conoscenza, il rapporto che si stabilisce nello scoprire e spostare i limiti, interpretando i suggerimenti che la materia offre. Esistono volte in cui seguo la tendenza del materiale lasciandomi possedere dalla suggestione naturale che evoca in me, inquadrando l’opera nel significato che il materiale fa affiorare al mio punto di vista, altre in cui possiedo io la materia attraverso i suoi segreti, sfruttando le forze che può evocare in un predefinito disegno e concetto, fortuna permettendo.

Nelle tue opere ricorrono figure antropomorfe e di mondi, perchè? Cosa ti spinge a ricreare queste figure e in che modo sei legato o ispirato da esse?
Le figure antropomorfe sono molto rappresentative perché rispecchiano qualcosa che riconosciamo e che ci appartiene, parallelismo chiaro con il conosciuto un punto di riferimento dal quale proporre la mia visione onirico simbolica e giocare con la realtà.

Chi è Jacopo Mandich: da dove viene, dov’è ora, dove sta andando?
Sono una persona in cambiamento, spero in evoluzione. Il mio lavoro è il punto fisso della mia esistenza, lì si convoglia l’energia del mio fare. Continuerò la mia ricerca, la mia indagine, con estasi e rapimento cercando di addentrarmi sempre più nei sogni.

Esperienza MArteLive: com’è stato partecipare e cosa ha significato vincere?
MArteLive propone manifestazioni dal vivo, ciò rende tutto molto interessante e stimolante. E’ stato bello confrontarsi con tanti stimati professionisti del settore. Spero che questa vittoria mi faccia approdare a nuove possibilità.

E noi te lo auguriamo!

Mikaela Dema

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