Il punk in mostra a Villa Medici : EUROPUNK
[ARTI VISIVE]
ROMA- Villa Medici rende omaggio al punk, controcultura giovanile nata alla fine degli anni ’70, con la mostra EuroPunk, che costituisce il primo tentativo di consacrare un genere, troppo spesso relegato al solo ambito musicale, ad una dimensione artistica a tutto tondo.
Oltre 500 oggetti molti dei quali inediti: abiti, fanzine, poster, volantini, disegni, collages, copertine di dischi a testimoniare il valore di artisti che, pur rifiutando l’idea di fare arte, di fatto hanno cambiato il mondo attraverso le loro immagini. Non solo una moda quindi, ma una vero e proprio movimento che ha coinvolto giovani di tutto il mondo desiderosi di rompere gli schemi, di far tabula rasa della cultura del passato e ricreare la realtà a loro immagine con un’ energia dirompente che ha avuto inevitabilmente ripercussioni sul mondo politico e sociale.
L’arte punk europea, diffusa soprattutto nel Regno Unito, in Germania, in Francia, in Svizzera, in Italia e nei Paesi Bassi è un arte democratica, il cui tratto essenziale è costituito dall’urgenza creativa. Per l’artista punk non è importante rientrare in un determinato canone o avere delle competenze tecniche, ma farsi sentire, portare la propria arte in strada, renderla fruibile alla massa attraverso mezzi che tutti possono avere a disposizione.
Il ricorso massiccio all’utilizzo della fotocopia, così come al ciclostile o al “pochoir” fanno sì che l’immagine diventi alla portata “fisica” di tutti. Ecco allora il manifesto di Jamie Reid che per la canzone “God save the Queen” dei Sex Pistols, inventa il volto della regina con occhi e bocca coperti dal nome della band o i provocatori fumetti dei Bazooka, pubblicati sulle pagine del quotidiano Libération, ma anche in formato di fanzine fotocopiate per assicurarsi una maggiore diffusione.
La mostra che si articola in otto sezioni tematiche, si apre con il primo passaggio televisivo dei Sex Pistols (1976) nel programma “So It Goes”, per la Granada Television di Manchester e si chiude con il primo passaggio dei Joy Division sulla BBS nel 1979.
Il lasso di tempo ci permette di contestualizzare questo movimento e analizzare le qualità estetiche di persone che hanno fatto la storia del punk nell’arte, e che oggi sono presi sempre più ad esempio da una nuova generazione di artisti.
La mostra curata da E’ric de Chassey, direttore dell’Accademia di Francia a Roma e realizzata con la collaborazione di Fabrice Stroun, curatore indipendente associato al Mamco di Ginevra, sarà visitabile fino al 20 marzo presso l’Accademia di Francia di Roma, Villa Medici.
Vanessa Scicchitano
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