Labirinto Fellini
[ARTI VISIVE]
ROMA- Federico Fellini faceva cinema ammettendo: “non so guardare le cose con distacco, attraverso la macchina da presa, per esempio […] me ne frego dell’obbiettivo. Devo essere in mezzo alle cose. Ho bisogno di conoscere tutto di tutti, di fare l’amore con tutto ciò che è intorno a me”.
E questo grande regista, famoso in tutto il mondo, ha saputo comunicare con le sue visioni un amore, quasi erotico, per un mondo onirico e immaginario al punto da ottenere 24 nomination all’Oscar e da riceverne ben 8, di cui uno alla carriera nel 1993.
A novanta anni dalla sua nascita e nel cinquantesimo anniversario de La Dolce Vita, Roma Capitale ha reso omaggio al grande Maestro del cinema con una mostra dal titolo LABIRINTO FELLINI – Invenzioni di Dante Ferretti e Francesca Loschiavo – Mostra la Grande Parata. La mostra al Macro Testaccio La Pelada di Roma resterà aperta fino al 30 gennaio 2011.
Un progetto ambizioso per ripercorrere l’immenso patrimonio artistico lasciato da Fellini. Si articola in due parti che si integrano vicendevolmente: la prima curata da Sam Stourdzé dal titolo La Grande Parata che ripercorre momenti importanti della vita del regista con foto, disegni, materiali rari. Manifesti, fotoromanzi, filmati pubblicitari, riviste illustrate. La seconda curata dai premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Loschiavo rappresenta invece un’incantevole labirinto che immerge lo spettatore (grazie a luci, video e scenografie) in una sorta di istallazione magica.
I paparazzi di La Dolce Vita scattano fotografie e subito dietro si innesta un percorso sacro con il confessionale di 8 ½ e immagini religiose di alcuni film. In fondo al percorso oscuro e attraversato da voci, nomi, proiettori che velano le scene che via via si aprono agli occhi del visitatore, appare una enorme testa ghiacciata: Venusia del Casanova felliniano. E ancora il rinoceronte di E la nave va… dello scultore Giovanni Gianese. Il Grande Toboga di Ferretti, realizzato per il film la Città delle donne: uno scivolo che corre lungo le intermittenze della memoria. Per non parlare di Marcello Mastroianni che riappare bello, straordinariamente affascinante, in tanti filmati che i proiettori non finiscono mai di riprodurre e che lo spettatore non può quasi smettere di guardare. È un grande, lungo labirinto che affascina e disorienta, nutre l’immaginario di uno spettatore che oggi difficilmente riesce a stupirsi. Questa mostra intrappola in un vortice di scene e ipnotizza i fanatici del genio felliano ma anche chi non ne ha mai visto un suo solo film. Un corridoio stretto illuminato di rosso e blu con esigue porte che lasciano intravedere la speranza di poter uscire dal labirinto del sogno.
E Fellini nel labirinto onirico metteva piede incessantemente come dimostrano tantissimi disegni che rappresentano i suoi sogni, spesso accompagnati da descrizioni dettagliate, confluiti ne Il libro dei sogni. Libro-diario in cui per 30 anni Fellini ha annotato i propri sogni o incubi su consiglio dello psicoanalista Ernst Bernhard.
In mostra si trova anche un inedito carteggio, esposto per la prima volta, tra Federico Fellini, Peppino Amato e Angelo Rizzoli, capo della dinastia Rizzoli, che con la casa di produzione Cineriz, produsse e distribuì La Dolce Vita. Un gran numero di lettere che raccontano le difficoltà di realizzazione del film di Fellini. Infine si possono ammirare alcuni costumi di due film del Maestro, quelli de Il Casanova e de I Clown. Concessi i primi dalla Collezione Tirelli Costumi e i secondi dalla Sartoria Teatrale Farani. E non possono mancare le donne felliniane dalla grande e grandiosa Anita Ekberg a Giulietta Masina con altri volti noti, o meno, dei film del regista.
Amante del disegno sin da giovanissimo ha saputo disegnare Roma in due dimensioni contrapposte e contraddittorie che pure sono matrice del suo fascino atemporale: il sacro e il profano. Tra il Cristo che solca e sovrasta i cieli (in elicottero) allo streaptease di Nadia Gray che si contorce sul pavimento per sedurre Marcello (solo per ricordare due facce del capolavoro La Dolce Vita).
E la città di Roma adesso ringrazia il suo genio e la sua arte con questa mostra, prodotta dalla Cineteca di Bologna e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale. Ideata da Camilla Morabito – Equa e a cura di Gian Luca Farinelli – cineteca di Bologna. Realizzata in collaborazione con Fondazione cinema per Roma – Festival internazionale del Film di Roma, Macro e Zètema.
Interessante anche il catalogo della mostra che si presenta in cofanetto insieme a ben due DVD, contenenti filmati e materiali inediti che descrivono il processo creativo felliniano nel corso di tutta la sua vita.
Elsa Piccione
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