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Konvolut: come interpretare un artista

Konvolut_Canzoneri
[ARTI VISIVE]

Konvolut_CanzoneriAGRIGENTO- “Konvolut – come scrive Anna Li Vigni– è il nome attribuito a quegli antichi papiri che, contenendo testi non più letti venivano avvolti su se stessi e recuperati per altri usi: nell’Egitto dell’età Ellenistica, per esempio, erano il riempitivo delle mummie”.

E Konvolut. Biblioteca infinita è anche il nome della mostra di Michele Canzoneri che è stata inaugurata presso le Fam, la Galleria d’Arte Moderna alle Fabbriche Chiaramontane della città di Agrigento.
Michele Canzoneri palermitano di nascita, è l’autore delle vetrate dell’Esamerone e dell’Apocalisse del Duomo normanno di Cefalù e di quelle, commissionate dall’architetto Renzo Piano, per la Basilica di San Pio a San Giovanni Rotondo. Artista eclettico ha presentato per questa esposizione sculture, bozzetti per scenografie, dipinti, diari di lavoro, installazioni sussurrando di utilizzare il concetto di Konvolut come strumento interpretativo della sua opera.
Possiamo infatti riflettere sulla categoria di Konvolut e provare ad intendere ciò che nasconde : Konvolut ci parla d’infinitezza, di riutilizzo, di spostamento semantico nonché di mistero. I papiri infatti avvolti su se stessi e chiusi hanno smesso di dire qualcosa pubblicamente ma continuano comunque ad essere custodi di un discorso antico, ma non si sa quale esso sia. Hanno perso la loro identità, sono stati recuperati per un altro uso e non si può più definire cosa attualmente siano e cosa in futuro potrebbero essere. Sono passati da una condizione forse sublime ad una semplicemente funzionale, metodo contrario all’arte che usa spesso l’ordinario per parlare dello straordinario.

Se leggessimo il lavoro di Canzoneri con queste coordinate potremmo allora trovarci di fronte adKonvolut2 un’opera dagli importanti coinvolgimenti intellettuali. Egli infatti fa delle antiche carte delle opere d’arte reinterpretandole attraverso il colore, l’argento e le sabbie di fiume e rendendole partecipi di un nuovo discorso in cui il tempo smette di essere determinante; per il suo ciclo di opere intitolato “Bianco/Nero” come dice Armando Massarenti “le linee possono – anzi, devono – essere, come ci suggerisce Canzoneri, per certi aspetti nette e sicure e per altri, realisticamente, sfumate e complesse” quasi sostenere l’inscindibilità del reale vista la sua piena compenetrazione; il suo diario di lavoro sull’Apocalisse del duomo di Cefalù fa diventare opera qualcosa quello che era un pensiero abbozzato.
Queste sono possibili interpretazioni di un’opera che sembra ricca di espressioni  e bisogna dire che se l’arte deve essere strumento del pensiero come possibilità di una complessa percezione del mondo Canzoneri fornisce questa possibilità lasciando che la mente si stordisca alla ricerca di infiniti significati. Come dice Salvatore Lo Nigro: “ Egli è bibliotecario del tempo e della storia. Ogni sua opera– sempre con parole di Nigro – è una biblioteca che contiene tutte le possibili biblioteche immaginarie.”

Asia Leofreddi

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