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Al Palazzo Barberini

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaDal 16 settembre 2010 Palazzo Barberini ha riaperto le porte al pubblico dopo un lungo restauro. E Roma finalmente ha la sua Galleria Nazionale di Arte Antica.

In occasione dell’apertura al pubblico, il ministro della cultura Bondi, in conferenza stampa,  ringrazia tutti per l’impegno profuso da anni, e mentre ministro e segretari vari fanno come al solito un comizio elettorale (visto  che ormai sono in disuso, perché non sfruttare le conferenze stampa dedicate ad eventi di tale calibro?), io allungo l’orecchio verso un gruppetto di ragazze che sembrano non entrarci nulla nell’ambiente vistoso e rigoroso messo in scena per l’occasione. Sono le restauratrici del palazzo, stanno guardando con assoluta ammirazione la gradina berniniana e i finti stucchi. Le scalanature sottili, probabilmente ricoperte già nel ‘700, sono state riportate alla luce dalle loro mani. Una di loro salendo le scale per arrivare alla grande sala rivestita di tessuto di lampasso dorato si era rivolta alle altre dicendo: “che strano fare questi gradini senza portare i secchi d’acqua”.

Mentre i nostri rappresentanti istituzionali parlano e rendono merito a loro stessi, io mi avvicino Fornarina_Raffaellopiano piano alle mani di queste ragazze. “Qui era tutto scialbato” mi spiega una, sorridente e soddisfatta restauratrice con un lieve accento del nord “un ammasso di calce, acqua e pigmenti. È stato emozionante scoprire tracce di disegni settecenteschi. Li abbiamo lasciati, intatti, volutamente, seguendo le direttive della nostra  responsabile Gabriella Del Monte (responsabile della COBAR , titolare del di tutti i lavori edili di Palazzo Barberini, compresi quelli di restauro; n.d.r).  È stato faticoso, ma quando sono stati tolti tutti i ponteggi vedere la gradina berniniana su tutte le pareti e non solo sul mio pezzo a cui lavoravo mi ha lasciato senza parole”, così racconta la sua esperienza di lavoro Marianna Pisanu, la restauratrice genovese che accarezza quelle pareti mirandone la preziosità.
Le chiediamo cos’è la gradina e lei prosegue: “Uno strumento di lavoro, somiglia ad una forchetta, è tipica del ‘700, il Bernini ne fa un segno distintivo del suo operato; questa è la novità di questo palazzo” . Poi apre un portone di legno pesantissimo e in modo schivo mi invita ad avvicinarmi: “Guarda quella è la scala del Bernini!” Mentre i sovraintendenti svolgono le interviste incorniciati dalle splendidi volte berniniane, io ammiro la scala quadrata dell’architetto seicentesco, e subito dopo sono catapultata nell’ala opposta del palazzo a vedere il suo contrapposto, la scala a chiocciola del Borromini. Il gioco di contrapposizioni tra i due è, come al solito, divertente, perché due grandi del genere facendosi dispetti ed entrando in competizione hanno creato delle meraviglie. Se le controversie portassero sempre a questi risultati, sarebbero le benvenute.

Marianna Pisanu mi presenta il gruppo di restauratrici, tutte giovani donne che non riusciamo proprio ad immaginare immerse nella calce e vestite con comodi abiti da “muratore”. 
Valeria Patrizi viene salutata da Emilio Farina, il curatore degli allestimenti museali che le fa un gentile baciamano e la ringrazia della presenza. In questo gesto riconosco il merito a quelle mani, fino a qualche giorno prima immerse nella polvere. La Patrizi è una restauratrice romana che si è occupata delle decorazioni; assieme alle altre vaga tra le sale a proprio agio, per mesi ha trascorso la maggior parte del suo tempo, impolverandosi per meravigliarsi ogni giorno. Delle donne decisamente particolari, che riescono a combinare il lavoro fisico con l’attenzione estetica. Sono il vero omaggio alla splendida Fornarina, capolavoro di Raffaello, uno dei capisaldi tra i capolavori della Galleria Nazionale, bella, bianca morbida, gli occhi grandi e il nome dell’autore inciso sul bracciale alla schiava, in quella giovane donna, che prese il cuore all’artista urbinate, troviamo la forza di questo gruppo di  restauratrici che accarezzano le pareti di questo palazzo antico e sorridono dicendo: “questo pezzo l’ho riportato io così!”. A questo gruppo di giovani donne il mio personale plauso, voglio pensare che anche Bernini si unirebbe alle mie parole…

Palazzo Barberini:
Lunedì chiuso
da Martedì a Domenica: dalle 8.30 alle 19.30
chiuso 1 Gennaio, 25 Dicembre
L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima della chiusura

Rossana Calbi

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